Mi riferisco a Ravenna Entrate, società comunale addetta alla riscossione delle tasse, delle tariffe e delle multe con un organico di 44 dipendenti (dato non verificabile perché non pubblicato, benché obbligatorio, nella sezione specifica del sito internet aziendale). Mi sono stati credibilmente riferiti i fatti seguenti che la riguardano.

Un dipendente di Ravenna Entrate è risultato positivo al coronavirus. È stato in servizio fino al 12 marzo, poi è entrato in malattia. Sia Ravenna Entrate, sia Ravenna Holding, cosiddetta “cassaforte” del Comune di Ravenna della quale l’azienda è parte, hanno taciuto sulla sua condizione, diversamente, per identici casi, da altri enti o società pubbliche (tra cui ad esempio Ravenna Farmacie) e private. Nessuno dei colleghi è stato sottoposto a tampone di controllo, né messo in quarantena. I colleghi del suo stesso ufficio si sono però assentati per malattia. Nella mattinata del 12 marzo stesso è stata disposta la chiusura immediata degli sportelli al pubblico. Dal giorno dopo fino al 25 marzo, sono state imposte al personale ferie coattive a rotazione. Di fatto, è stata dimezzata la presenza giornaliera dei dipendenti. Il 23 marzo tutti a casa, in ferie coatte, per asserita disinfezione dei locali.

Non sembra potersi dire che la mancata tempestiva adozione di provvedimenti preventivi di ulteriori contagi consista nell’avvenuta assenza, in azienda, di contatti significativi tra la persona positiva al Covid 19 e i colleghi. Con loro pranzava regolarmente nei ristoranti convenzionati con l’azienda. L’organizzazione degli spazi interni alla sede di lavoro non assicura la distanza di almeno un metro tra i colleghi, salvo che non stiano tutti incollati al loro sedile. La altre persone, utenti e no dell’azienda, per salire ai piani superiori sono obbligate a passare su un retro corridoio posto quasi a contatto degli sportellisti che servono il pubblico nel piano terra. La persona contagiata lavorava peraltro al primo piano.

Raccolgo le preoccupazioni e le angosce del personale vincolato a restare in servizio, per chiedere al sindaco, nella cui “cassaforte” azionaria la maggioranza politica che governa il Comune ha collocato Ravenna Entrate:

  1. se ritiene, nel caso della persona contagiata, avvisaglie eventualmente comprese, che l’azienda, nella persona dell’amministratore unico, abbia posto in opera, a protezione dei colleghi e del pubblico, le dovute misure di prevenzione della diffusione virale;
  2. se la risposta è positiva, da quale documentato parere/prescrizione dell’autorità sanitaria (di cui comunque è richiesta copia) sia supportata;
  3. se, indipendentemente dai fatti di cui sopra, sia legittimo che Ravenna Entrate resti in attività, dal momento che il proprio codice Ateco (8299.1 “imprese gestione esattoriali”) non sembra al riguardo autorizzato dal decreto del presidente del Consiglio dei Ministri datato 22 marzo 2000;
  4. se sì, se ne richiedono gli espliciti riferimenti giuridici;
  5. come intende comunque disporre perché la situazione non debba ulteriormente precipitare.