Ultimo appuntamento alla Bottega Bertaccini di Faenza con la rassegna “Libraio per un giorno”.
“Nella impossibilità di organizzare presentazioni-in-presenza, ci siamo inventati questa forma di incontro fra scrittori e pubblico, invitando gli autori a “vendere” essi stessi il prodotto del loro lavoro, nel rispetto delle distanze e delle norme di sicurezza. Un piccolo gesto di resistenza nell’annus horribilis del Covid 19.
Chiudiamo sabato 19 dicembre, dalle ore 17 in avanti, con Gabriele Albonetti, Mattia Rand e Carlo Raggi autori del libro “Faenza ‘La cava degli assassini’ – Delitti di sangue, massacri e serial killer nella storia della città”, edito da Il Ponte Vecchio di Cesena”.
Dal titolo sembrano racconti gialli e noir, ma sono tutte storie vere.

C’è stato un tempo non lontano in cui le città della Romagna, e più di tutte Faenza, rappresentavano la più grande preoccupazione per le autorità nazionali per la diffusa delinquenza e per l’efferatezza dei delitti che vi venivano compiuti. Ne discutevano in Parlamento e i Governi ammassavano poliziotti e carabinieri, a volte anche l’esercito. Era la seconda metà dell’800, nei decenni di transizione dallo Stato Pontificio all’Unità d’Italia, c’erano il brigantaggio, gli accoltellatori, le rese dei conti con la saracca e l’archibugio: era facile che si riproponesse nell’opinione pubblica nazionale lo stereotipo antico dei romagnoli violenti, faziosi, settari, perfidi e traditori; ma sul finire del secolo Olindo Guerrini, in un celebre sonetto, si ribellava all’idea che queste terre fossero considerate “la cava degli assassini”.

Tuttavia è innegabile che una lunga scia di sangue attraversi la storia della nostra come di altre città di Romagna: dall’eliminazione di Avidio Nigrino nel 118 d.C. per mano dei sicari di Adriano, alla strage delle “frutta del mal orto” alla Castellina, dall’assassinio di Galeotto Manfredi da parte della giovane moglie, all’uccisione del conte Filippo Ferniani, dall’uomo squartato davanti al cimitero di Granarolo, al “Brenta”, vero e proprio “serial killer” novecentesco.
Passioni, gelosie, vendette, cupidigia, ambizione e a volte follia: questi sono gli eterni ingredienti del delitto. Di questo e di altro racconta questo libro.