Il viale in fondo a via Cimatti non esiste più. È stato interamente abbattuto, 64 pioppi. Un solo albero è ancora in piedi. Dovrebbe essere abbatuto nella mattinata di sabato. Tuttavia, una diffida di Faenza eco-logica potrebbe bloccare i lavori.
Il gruppo infatti è entrato in possesso delle perizie sugli alberieri, firmate dall’agronomo Giovanni Morelli, del quale si è avvalsa l’azienda Ares, commissionata dal Comune.
“Ricordiamo che è lo stesso professionista contestato dagli ambientalisti a Lido di Savio per le sue valutazioni sui pini” ricorda Faenza eco-logica.
“Morelli ha condotto un’analisi visuale (VTA) senza strumenti, da terra, sui 64 pioppi.
Nella sua relazione, scrive: ‘in base a quanto emerso si ritiene necessario prescrivere l’abbattimento di 30 pioppi’.
In realtà, guardando le schede tecniche per 21 di questi 30 alberi, la probabilità di cedimento è solo possibile, non è elevata né estrema. Per 7 di questi, la possibilità di cedimento è del tutto ‘improbabile’.
Tuttavia, anche ammettendo che fosse corretto mettere questi 30 pioppi in abbattimento, perché sono stati abbattuti tutti i 64 pioppi del filare?”
“Per i restanti 34 pioppi, nelle schede descrittive sono prescritti interventi di rimonda del secco, o rimozione dei rampicanti senza prevedere in alcun modo l’abbattimento”.
Nelle conclusioni della perizia, però Morelli afferma che consiglia l’abbattimento di tutto il filare di 64 pioppi (anche di quelli sani) in virtù di un possibile rischio di ammalarsi o di cadere in futuro, essendo più esposti alle itemperie senza la protezione degli esemplari abbattuti.
“E che quindi l’unica soluzione “ragionevole e tecnicamente sostenibile” è abbattere tutto il filare e rifarlo nuovo con nuove specie (non dice quali anche perché in realtà il pioppo è molto adatto ad ambienti ripariali)”.
“Non siamo tecnici ma qui ci sorge spontanea una domanda.
Tutti gli esseri viventi sono destinati ad ammalarsi e morire, quindi per precauzione facciamo fuori anche quelli sani che potrebbero ammalarsi in futuro?
Noi temiamo che il Comune abbia caldeggiato la conclusione negativa, nonostante le schede dicessero che almeno 34 pioppi potevano salvarsi.
Inoltre rimarchiamo la pessima comunicazione istituzionale finalizzata a tacitare ogni voce contraria.
La perizia è stata fatta a fine settembre (26/9) e in appena dieci giorni il comune ha organizzato l’abbattimento senza coinvolgere nessuna associazione, come se il comune avesse già deciso per l’abbattimento e la perizia fosse solo una formalità.
Il Comune ha comunicato gli abbattimenti alla stampa tre giorni prima dell’inizio del cantiere, senza fornire la perizia a chi la chiedeva, se non ad abbattimenti conclusi.
Forse perché sapeva che molta gente si sarebbe opposta all’abbattimento di 34 pioppi sani.
Di fatto, il Comune ha privato la città dei benefici ecosistemici senza alcun effettivo rischio imminente di caduta degli alberi.
Infine mentre le motoseghe erano in azione e noi con insistenza chiedevamo di leggere le perizie, il servizio giardini diffondeva le foto riprese da varie angolature dei pochi alberi cavi e marci.
Chiediamo al comune di portare più rispetto per la nostra intelligenza, per la partecipazione e lo diffidiamo dal ripetere una situazione del genere in futuro.
Gli alberi sono beni comuni di tutta la cittadinanza, il Comune non può gestirli con questa modalità.
Questi alberi, così ci hanno riferito gli operai, sono finiti ad alimentare la centrale a biomassa Caviro, una delle tanti centrali a biomassa che circondano Faenza e contribuiscono ad alimentare l’inquinamento dell’aria.
Pretendiamo di sapere con urgenza quanti e quali alberi saranno piantati, fermo restando che nessuno nuovo piccolo albero rimpiazza un grande albero in termini di rimozione CO2, polveri sottili, assorbimento acqua.
Valuteremo inoltre con i nostri avvocati se procedere con un esposto/denuncia”.
Nel frattempo, sabato mattina, si terrà un presidio per impedire l’abbattimento dell’ultimo pioppo rimasto.






















































