“Gentili Signori, gentili Signore,

mi chiamo Giuseppe Tadolini e sono il coordinatore ravennate della campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”. Nelle settimane passate avevo inviato una lettera via email all’ organizzazione di codesto Vostro convegno, per sapere se l’evento fosse aperto al pubblico e se fosse in previsione la possibilità di intervenire. Non avendo ricevuto risposta alcuna, e desiderando ugualmente interloquire e nel contempo rendere un servizio alla cittadinanza, mi permetto di disturbarVi tramite questa “lettera aperta”.

Nell’augurare buon lavoro alla Vostra conferenza, confido che nella trattazione del tema della cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, sia dato il giusto rilievo a una serie di problemi dei quali, nelle pubbliche esternazioni di chi promuove o sostiene tali metodiche, non mi pare si sia fino ad ora adeguatamente parlato.

 Si legge nel Vostro manifesto di convocazione che si intende con tali progetti “contribuire alla transizione energetica attraverso la decarbonizzazione di settori industriali energivori dove è più difficile abbattere le emissioni e considerare il ruolo della cattura, utilizzo e stoccaggio di CO2 (CCUS) come una delle principali leve necessarie per raggiungere gli obiettivi molto impegnativi fissati dall’UE.”.

Immagino che abbiate intenzione, a tale  proposito, di chiarire in  maniera netta che – contrariamente a quanto si propone nella narrazione generale offerta al pubblico –  gli impianti che vengono proposti avranno poca incisività nel ridurre la reale quantità di anidride carbonica presente in atmosfera. Infatti non possiamo dimenticare che la CO2 deriva da moltissime attività umane (valgano per tutti gli esempi dei trasporti, delle emissioni civili e della miriade di attività produttive “minori”), e pertanto agire solamente sulle emissioni di un numero assai ristretto di impianti selezionati, non cambierà significativamente né la qualità dell’aria in termini d’inquinamento “di prossimità”, né l’effetto climalterante. Aggiungendo poi che le stesse centrali di CCS, per la loro realizzazione e il loro funzionamento, avranno bisogno di una gran quantità di energia e a loro volta produrranno emissioni non indifferenti.

Se è vero, come Voi giustamente sostenete, che Ravenna è uno dei siti di maggiori emissioni e di maggiore “potenza energivora”, l’impegno sia del mondo imprenditoriale che della società politica, dovrebbe concentrarsi massimamente, sia in termini di ricerca che di investimenti, nella via della riduzione in termini assoluti delle emissioni, mettendo in atto tutte le possibilità, a Voi ben note, che non ne comportino invece nuova produzione.

Dal momento poi che intendete allargare la panoramica alla dimensione mondiale, immagino non mancherete di ricordare come diversi impianti di CCS esistenti, in differenti aree del mondo, hanno dato risultati non propriamente affini alle aspettative , nonostante svariati miliardi di investimenti. In Texas, a Petra Nova, un impianto è stato bloccato per i costi eccessivi, in Australia sono state dichiarate deludenti le prestazioni dell’impianto della Chevron Gorgon (una cattura del 24% rispetto alle attese, con una perdita economica di tre miliardi di dollari). Per non dire del caso Shell in Alberta,Canada, di cui si è dimostrato, proprio nell’anno in corso, che emette più anidride carbonica di quella che riesca a catturare. E gli esempi potrebbero continuare. Quale possa essere, pertanto, il contributo alla decarbonizzazione, o addirittura alla realizzazione complessiva dell’ economia circolare, non solo non è affatto chiaro, ma è assai possibile che dopo alcuni anni e una mole di investimenti, che in ben altre scelte potrebbero essere utilmente impiegati, si debba dichiarare fallimentare l’esperienza del CCS.

Allo stesso modo, siamo certi che non Vi sfugga l’importanza dello studio dei rischi potenziali, sia dal punto di vista sismico, come sostenuto per esempio dagli scienziati dell’ US National Research Council, sia dal punto di vista delle emergenze correlate alle possibili fughe gassose in atmosfera, e quindi Vi facciate paladini delle più meticolose valutazioni degli impatti ambientali, sanitari e di gestione del territorio.

Così come, laddove si voglia parlare della positiva ricaduta occupazionale, siamo convinti che vorrete dare il giusto peso al fatto che oggi, e ancor più nel futuro, i maggiori benefici in termini di posti di lavoro siano da ascrivere agli investimenti nelle rinnovabili, molto più che nella perpetuazione del modello estrattivista (all’interno del quale si inserisce inequivocabilmente la filiera del CCS).

Dal momento che anche la Vostra Presidente, dott.ssa Monica Spada, sostiene che “un cambio di passo è d’obbligo E’ tempo di trasformare gli impegni in azioni. Queste includono politiche intelligenti e mirate, investimenti adeguati e tecnologie innovative da implementare urgentemente per ridurre gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e per sviluppare nuove catene del valore.”  auspichiamo che dal Vostro vertice esca una chiara scelta in favore della trasformazione radicale del modello energetico, basata sulla crescita delle rinnovabili, della produzione diffusa e decentrata, sulla progettazione del risparmio e dell’efficientamento, e quindi sulla contestuale, progressiva e irreversibile riduzione della presenza delle fonti fossili, e di tutto il sistema ad esse legato, a Ravenna e ovunque nel mondo.

RingraziandoVi per l’attenzione, Vi invio distinti saluti

dott. Giuseppe Tadolini

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”.”