Appare sconcertante che ad 1 anno dall’inizio della pandemia, ci si trovi di fronte all’adozione delle stesse pesanti restrizioni.

Con l’unica e peggiorativa differenza rispetto ad allora per la quale, alla preoccupazione per la pandemia, si sommano quella economiche e quella sociali.

Così come l’insofferenza sempre più acuta e del tutto fisiologica dei cittadini nei confronti di questa situazione.

Rosso o arancione scuro non fa alcuna differenza per i ravennati. Ma pare farla per i nostri amministratori comunali e regionali che sembrano convinti di cavarsela nascondendo dietro una parvenza di minima libertà, un vero e proprio nuovo lock down. E pare che faccia differenza anche per quando riguarda i ristori.

Perché poi, Ravenna pur avendo dati simili diventi arancione scuro e Forlì resti arancione é tutto da capire. Certo é che il Sindaco di Forlì, il civico Zattini, ha protetto studenti e famiglie della sua città, evitando loro gli enormi disagi dovuti dalla chiusura delle scuole.

Ma al di là delle motivazioni che sono alla base della scelta presa in queste ore di concerto fra Regione, sindaci e AUSL, davanti al perdurare della situazione e al titubante atteggiamento dei nostri amministratori, ciò che risulta indiscutibilmente necessario ora é:

  1. prevedere ristori regionali e comunali per tutte le attività colpite dagli effetti dei provvedimenti anti Covid;
  2. accelerare il piano delle vaccinazioni rivedendo anche le priorità delle varie categorie.

Se é vero che ad oggi il nostro Ospedale non mostra segnali di particolare sofferenza, allora occorre prendere coscienza che le misure decise in queste ore non serviranno a nulla se non saranno accompagnate da interventi concreti e mirati a sostegno di famiglie, imprese e lavoratori.

Ristori regionali e comunali per tutte le attività che stanno subendo danni a causa delle misure restrittive, velocizzazione della campagna vaccinale con l’incremento dei punti vaccinazione e a monte, il reperimento repentino di un maggior numero di dosi.

Oggi, a 12 mesi di distanza dall’inizio dell’incubo pandemico, si chiede di nuovo alle famiglie di fare sacrifici forse oggi ancor più pesanti dell’inizio, chiudendo le scuole di ogni ordine e grado, con la sola eccezione di nidi e materne.

Il tutto con gravi ed ed evidenti disagi.

Eppure, la politica ricalca lo stesso metodo di inizio pandemia come se nulla fosse accaduto nel frattempo. Inconcepibile ed inaccettabile.

La solidarietà che de Pascale esprime ad ogni piè sospinto ai ravennati non serve a nulla!

Noi ravennati abbiamo bisogno di soluzioni e chiare indicazioni:non di chiacchiere.

Ci aspettiamo, allora che il Presidente della nostra Regione così come il Sindaco di Ravenna in veste anche di Presidente della nostra Provincia, si attivino immediatamente per garantire ristori adeguati, congedi parentali, agevolazioni ed accelerazione delle vaccinazioni per consentire ai ravennati, così come a tutti i romagnoli di uscire al più presto da questo nuovo lock down.