Non si contano più le dichiarazioni ufficiali del Sindaco Michele de Pascale che, scopertosi novello difensore delle trivelle, sì é auto nominato a capo della protesta locale contro il Decreto Legge “Semplificazioni” del Governo Giallo-Verde.
Ma il caro de Pascale, dimentica – opportunamente – che il suo Pd, assieme agli storici compagni di sventura  del PRI, già nel 2016 avevano espresso la loro ferma volontà di chiudere i pozzi in Adriatico, a partire dalla piattaforma ANGELA-ANGELINA per poi passare a quelli a terra nel Parco del Delta del Po.
Non paghi, il 21 marzo 2017, nell’era del Sindaco de Pascale con un ordine del giorno proposto dai consiglieri comunali Pd Lorenzo Margotti, Cinzia Valbonesi e Rudy Gatta, é stata decisa, citiamo testualmente:
“LA CHIUSURA ANTICIPATA DELLA PIATTAFORMA ANGELA ANGELINA CHE PER LEGGE POTREBBE CONTINUARE AD ESTRARRE FINO AL 2027”.
Ordine del giorno appoggiato con o propri voti anche da Pri, Ama Ravenna e Art. 1 Mdp.
Altro che la tanto sbandierata tutela delle imprese dell’offshore e dell’Oil&Gas!
Insomma, de Pascale dopo avere voluto ed appoggiato l’adozione di un ordine del giorno per la chiusura dei pozzi già esistenti nel ravennate e nel ferrarese, ora si erge a condottiero della battaglia per la deroga alla moratoria per Ravenna.
Francamente, ci sembra l’ennesima colossale presa in giro per i Ravennati.
Ma la sua carriera politica é costellata di testimonianze della sua contrarietà alla permanenza dei pozzi. Già a marzo 2016 quando de Pascale era segretario provinciale del Pd, appoggiò un altro ordine del giorno, presentato  sempre  nel Consiglio comunale di Ravenna , dal consigliere comunale di SEL (Sinistra Ecologia Libertà) nel quale si chiedeva, testualmente:
“SUPERAMENTO DEI PUNTI DI ESTRAZIONE PIU’ VICINI ALLA COSTA, A PARTIRE DAL POZZO ANGELA-ANGELINA DEL QUALE SI DEVE PREVEDERE LA TOTALE CESSAZIONE CON NETTO ANTICIPO RISPETTO ALLA SCADENZA DELLA CONCESSIONE IN ESSERE, NONCHÉ A TERRA NELLE AREE DEL PARCO DEL DELTA DEL PO”.
Un ordine del giorno approvato a 2 mesi esatti dalle elezioni per l’elezione del Sindaco di Ravenna e a 1 mese e 15 giorni dal referendum sulle trivelle.
De Pascale finge che tutto questo non sia mai stato votato da lui e dai suoi e si permette pure di invitare Salvini a Ravenna perché “verifichi di persona le nefande ricadute che avrà il Decreto sul comparto lavorativo della città”.
Riteniamo che la moratoria sia una scelta nefanda di questo Governo, ma fingere di essere dalla parte dei lavoratori Oil&Gas solo per guadagnare consensi non é certo da meno.