L’ampliamento della cava di gesso di Monte Tondo, avanzata dalla multinazionale Saint Gobain, è compatibile con le norme di tutela ambientale vigenti e con la candidatura a patrimonio mondiale dell’Unesco? È quanto chiede Silvia Zamboni (Europa Verde) con un’interrogazione.

“La candidatura a patrimonio dell’Unesco -ha ricordato la consigliera- è nata nel 2016 da un’idea della Federazione speleologica regionale. Amministratori locali e soprattutto agricoltori e lavoratori della cava di gesso gestita dalla multinazionale Saint-Gobain sono preoccupati poiché il riconoscimento Unesco, comporterebbe la cessazione dell’attività estrattiva con perdita dei loro posti di lavoro. Perdita che sarebbe compensata, però, con la riconversione industriale del sito, come da sempre propongono gli ambientalisti”.

“Nell’area della Vena del gesso in oggetto -ha aggiunto Zamboni- rientra anche la Grotta di Re Tiberio, uno dei contesti archeologici più noti e interessanti della regione Emilia-Romagna. L’attività estrattiva legata alla cava di gesso ha già intercettato in più punti le grotte distruggendole in parte e alterando il percorso sotterraneo delle acque. Di recente sono state consegnate alla Provincia di Ravenna le osservazioni relative alla variante generale al Piano infraregionale delle attività estrattive (Piae), che però non è stata approvata entro il 19 ottobre, data di scadenza della concessione alla Saint Gobain Italia. Di conseguenza è stato deciso di prorogare fino al 19 ottobre 2023 l’attività di estrazione. Questa potrebbe non essere l’unica proroga. Infatti, l’azienda ha chiesto alla Regione una nuova autorizzazione all’attività estrattiva fino al 2028. In uno studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna nel 2021 veniva indicato come scenario più auspicabile la prosecuzione dell’attività estrattiva entro i confini del vigente Piae, utilizzando il decennio residuo di ulteriore attività mineraria per attuare politiche a sostegno degli addetti oggi impiegati sul sito”.