Un momento di indecisione di fronte alle parole della figlia, poi il salto nel vuoto, con la bambina in braccio e il cane legato addosso con il guinzaglio. Così l’avvocato Massimo Ricci Maccarini ha ripercorso gli ultimi momenti della tragedia di via Dradi, all’uscita dall’interrogatorio di Giulia Lavatura Truninger all’ospedale Bufalini di Cesena, dove la donna è ricoverata e dove è stata ascoltata dal pubblico ministero Stefano Stargiotti.

Ricci Maccarini, il legale difensore della 41enne, era presente al colloquio e ha avuto il tempo anche di parlare con la sua cliente. Ai cronisti fuori dall’ospedale ha spiegato che la donna sta mettendo a fuoco quello che è successo, di come il suo piano, progettato da giorni, di morire insieme alla figlia e al cane non si sia realizzato.

L’avvocato si è soffermato anche sui problemi psicologici della sua assistita confermando di essere di fronte ad una “mente malata” ma comunque “brillante”, per la quale però i problemi della quotidianità potevano diventare tragedie difficili da sopportare. Il riferimento è al lungo posto apparso su Facebook nel quale Giulia Lavatura Truninger lanciava una serie di accuse verso diverse persone, legate alla ristrutturazione della casa che lei e il marito avevano comprato, legate ai rapporti familiari e ai rapporti con il centro di salute mentale: “Nella sua mente i responsabili di quello che è accaduto sono altri” ha sottolineato Ricci Maccarini, che ora chiederà una “misura di sicurezza in clinica o agli arresti domiciliari, sicuramente non in carcere, ma in una struttura controllata” dove è presente una vigilanza.

Il legale ha inoltre dichiarato che bisognerà chiarire il  percorso clinico della donna, considerando che le era stata lasciata in custodia la bambina.

Nel pomeriggio di martedì, le telecamere di Rai 2, della trasmissione Ore 14, hanno invece intervistato la zia di Giulia, Rosetta Berardi Lavatura, sorella del padre al centro di molte accuse nel post su Facebook, scritto dalla donna tempo prima della tragedia e poi salvato sul computer. Rosetta Berardi Lavatura ha ripercorso i rapporti familiari con la 41enne e le difficoltà affrontate dalla famiglia: “A noi, quando chiamavamo per chiedere aiuto, ci dicevano che non potevamo decidere per lei e che doveva essere lei a farsi ricoverare. Ma come fa una persona che non riconosce di essere malata a chiedere di farsi ricoverare ? Per questo poi la zia e il padre diventano i tiranni, perché sono loro che l’hanno fatta ricoverare”.

Rosetta Berardi Lavatura ha in sostanza spiegato che quando Giulia si sottoponeva alle terapie era una persona molto affettuosa, “deliziosa, gentile, intelligente, affabile”. Quando invece decideva di non seguire le prescrizioni, diventava aggressiva con la famiglia. Nel periodo della gravidanza, ad esempio, con la terapia sospesa, Giulia si è sempre rifiutata di incontrare il padre e la zia, aveva persino fatto perdere le proprie tracce per non farsi trovare, chiedendo ospitalità ad un’amica. Dopo il parto, è stato invece necessario l’intervento dei servizi sociali e il ricovero per un mese.

Rosetta Berardi Lavatura ha poi sottolineato come la donna non avesse mai mostrato intenzioni di farsi male e anche dal centro di salute mentale erano stati esclusi istinti suicidi