Convengo con il Presidente Michele de Pascale sull’urgenza di rendere più attrattiva la professione infermieristica, figura fondamentale nel funzionamento del sistema sanitario.
Tuttavia, con il massimo rispetto per il ruolo degli infermieri, non possiamo dimenticare che la salute dei cittadini si regge, prima di tutto, sulla presenza e sulla competenza dei medici.
I segnali di disaffezione e allontanamento dei professionisti dal lavoro ospedaliero sono già evidenti e, se non si interviene subito, fra pochi anni rischiamo seriamente di non trovare più medici disposti a lavorare nel servizio sanitario pubblico.
È un pericolo concreto, che non possiamo ignorare, per scongiurare una situazione che il nostro Paese non può permettersi. A giudizio dei repubblicani, è indispensabile invertire la rotta e rendere attrattiva anche e soprattutto la professione medica nel servizio pubblico, insostituibile per garantire la salute.
Serve restituire dignità e appeal a questo ruolo strategico, investendo risorse, migliorando le condizioni di lavoro e ripensando l’intera organizzazione del sistema sanitario.
Sono necessarie: retribuzioni adeguate alle responsabilità e alle competenze; numeri programmati per garantire la presenza nei reparti; turni sostenibili che evitino il logoramento psicofisico; percorsi di carriera più trasparenti e meritocratici.
L’Emilia-Romagna, che vanta una solida tradizione di eccellenza sanitaria, deve essere la prima a raccogliere questo allarme e a tradurlo in azione concreta.
Il sistema sanitario, a partire proprio da quello emiliano-romagnolo, non può ignorare questi campanelli d’allarme se vuole davvero garantire il diritto alla salute, come previsto dall’articolo 32 della nostra Costituzione e nel rispetto del principio universale dell’accesso alle cure.
Eugenio Fusignani
Segretario regionale PRI Emilia-Romagna

























































