Si può capire la delusione e stizza del piddino Baruffi, fedelissimo di Bonaccini, che gli ha trovato un lavoro come suo sottosegretario dopo la conclusione del mandato da parlamentare. Legambiente era l’unico, tra i 55 firmatari di quello che è chiamato Patto per il lavoro e per il clima in Emilia Romagna, a rappresentare istanze ambientali. Tutti gli altri sono soggetti istituzionali o fanno riferimento alla componente lavoro (a parte l’associazione ciclistica FIAB). E ora che Legambiente ha ritirato la sua firma, il re appare in tutta la sua nudità: l’accordo greenwashing, a cui a suo tempo Bonaccini aveva delegato Schlein, naufraga miseramente dopo un paio d’anni dal suo varo con tanto di fanfara. Resta intatta la parte di sfruttamento delle risorse senza più nessuna possibilità che la mano di verde appiccicata al contenuto ne nasconda la realtà.

Come Ravenna in Comune siamo particolarmente contenti che una delle ragioni a far saltare il banco sia stato proprio un tema ravennate. Ha infatti dichiarato Legambiente che «L’episodio più emblematico in questo senso è stata l’accoglienza che è stata data al nuovo rigassificatore di Ravenna, un impianto che ben poco ha a che fare con la transizione energetica che invece imporrebbe l’abbandono dei combustibili fossili in tempi rapidi: la Regione ha scelto di appoggiare una strategia che, per i tempi che sono stati indicati nei provvedimenti autorizzativi dei nuovi impianti, vincolerà il Paese per decenni alle risorse fossili».

Coerentemente Legambiente è stata al nostro fianco ed al fianco di tante cittadine e cittadini in tutte le manifestazioni e iniziative organizzate dal coordinamento ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile. Non si tratta peraltro, il rigassificatore, di un elemento secondario nella politica regionale. Il commissario che l’ha autorizzato in 4 mesi appena, saltando ogni procedura idonea ad accertarne la pericolosità rispetto al rischio di incidenti rilevanti (Seveso) e la stessa Valutazione ambientale (VIA), altri non è che lo stesso Bonaccini, Presidente della Regione. Rigassificatore a cui si era peraltro detta favorevole anche l’allora numero 2 di Bonaccini, Schlein, ora segretaria piddina.

Non basta, perché nella lunga lista delle cose che non vanno si devono ricordare altri capitoli fondamentali della politica del PD che governa la nostra regione. Sotto il profilo energetico «è mancato un chiaro indirizzo a supporto degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili». Altre magagne riguardano «alcuni strumenti di pianificazione cruciali per lo sviluppo del territorio regionale, come il Piano Integrato dei Trasporti (PRIT) e il Piano Rifiuti (PRRB)». E poi «Come era stato preventivato da esperti e organizzazioni ambientaliste, la legge urbanistica non ha consentito di interrompere il consumo di suolo in Emilia-Romagna: secondo i dati ISPRA, i processi di copertura e impermeabilizzazione del suolo proseguono a ritmi elevati e i casi di grandi espansioni delle superfici urbanizzate non si sono fermati. Resta particolarmente critico il tema dei poli logistici, la cui realizzazione sul territorio continua a sfuggire alle logiche della pianificazione, a partire dalla mancanza di connessione con le infrastrutture ferroviarie. Ha costituito un segnale particolarmente negativo in questo senso l’approvazione di proroghe ai termini di attuazione delle previsioni urbanistiche previgenti alla nuova legge che, negli anni passati, hanno consentito di prolungare la validità dei vecchi PRG e PSC: questo ha portato alla prosecuzione di interventi urbanistici previsti da anni che, tra l’altro, non verranno nemmeno computati nell’ammontare del consumo di suolo consentito dalla nuova legge».

La ciliegina sulla torta, poi, riguarda l’atteggiamento di de Pascale nelle sue interviste post alluvione: «Addossare le responsabilità del mancato adattamento delle infrastrutture al cambiamento climatico a chi proprio di cambiamento climatico si occupa tutti i giorni è una palese contraddizione e il segno che la protezione dell’ambiente continua ad essere trattata come un elemento secondario, il contrario di ciò che il Patto per il Lavoro e il Clima avrebbe dovuto realizzare».

Ravenna in Comune non ha mai creduto nella possibilità del Patto per il lavoro e per il clima di rappresentare una inversione di tendenza per l’Emilia Romagna. Bonaccini e Schlein, del resto, lo hanno confezionato proprio con lo scopo di mantenere la rotta senza deviazioni. Innalzando, però, delle belle vele verdi nella navigazione. Di quanto scritto da Legambiente condividiamo oggi ogni parola mentre, a suo tempo, al contrario, non potevamo certo gioire per la decisione di aggiungere una firma pesante a quel documento che ora resta, per l’aspetto ambientale, carta straccia. Speriamo almeno venga riciclata.