Il nuovo decreto energia approvato dal Governo non trova spazio per mantenere la tutela dei consumatori nel mercato elettricità e gas ma non ha problemi ad aggiungere altri due rigassificatori. Si tratta di Gioia Tauro e Porto Empedocle. Sono due proposte vecchie più di 20 anni ritirate fuori sull’onda della finta emergenza che agita lo spauracchio delle case al freddo. E restano sempre sullo sfondo i progetti del 2020 per i due rigassificatori sardi di Porto Torres e di Portovesme. Intanto va avanti il non uso dell’urgentissimo (così era stato dichiarato) rigassificatore di Piombino, una bomba ad orologeria attivata in tutta fretta a due passi dal centro cittadino, che però a tutti gli effetti è pressoché inutilizzato. Anzi, per la precisione, secondo i dati forniti da Explore IEEFA’s European LNG Tracker, quello di Piombino avrebbe conquistato la testa della classifica europea come rigassificatore più inutile (per carenza di impiego) del continente. Questa vergogna nazionale è prevista venga trasferita a Vado Ligure. Si oppongono, per motivi diversi, sia ENI che la cittadinanza ligure. Al contempo si è in attesa che il 20 dicembre il TAR si pronunci in via definitiva sulla legittimità della originaria autorizzazione rilasciata per Piombino. Nel frattempo ci sono anche i tre “vecchi” rigassificatori di Panigaglia, Livorno e Porto Viro. Assieme a quello già autorizzato di Ravenna e al megametanodotto Linea Adriatica completano il quadro di quel delirante progetto di far dell’Italia il luogo di smistamento del gas per tutta l’Europa. Ci vorrà un mucchio di tempo, un mucchio di soldi e quando saremo pronti l’Europa non prenderà più il gas che l’Italia sarà pronta ad inviare. Il Consiglio Europeo ha fissato al 15% la riduzione di consumo da adottarsi tra il 1º aprile 2023 e il 31 marzo 2024, rispetto al consumo medio registrato nel periodo compreso tra il 1º aprile 2017 e il 31 marzo 2022. Ma già ora, nel periodo compreso tra agosto 2022 e gennaio 2023 il consumo di gas naturale nell’Unione Europea è sceso del 19,3% rispetto alla media dello stesso periodo negli anni che vanno dal 2017 al 2022. E anche per l’Italia la diminuzione si aggira attorno al 19%, sostanzialmente in linea con la media UE.

Dunque, a cosa serve il sistema di rigassificazione in costruzione a Ravenna? A risolvere un’emergenza italiana o a far fare business alla lobby del gas? Sull’emergenza, è presto detto: nel nostro Paese i consumi sono in calo e per l’inverno gli stoccaggi sono stati completati. E sulle prospettive future, va considerato che la stima di IEEFA (Energy Economics and Financial Analysis), a livello europeo, vede uno squilibrio tra domanda e offerta traducibile in una capacità inutilizzata di circa 200-250 miliardi di metri cubi entro il 2030! Dove sta il business, allora? Nel fatto che paga Pantalone. A SNAM e soci è garantita dallo Stato, non solo la copertura dei costi, ma anche quella dell’eventuale mancato introito rispetto a quanto si è dichiarato di attendersi. E Pantalone/Stato scaricherà i costi in bolletta, ovviamente.

Intanto, proprio per Ravenna fioccano gli interrogativi sulle opere. Ci si chiede come possa funzionare in sicurezza un rigassificatore che dovrebbe iniziare l’attività ad inizio 2025 benché a quella data risulterà assente l’indispensabile diga di sicurezza. Il completamento di quest’ultima, infatti, è stato preventivato per la fine dell’anno successivo. Due anni di funzionamento senza protezione, dunque? In pochi mesi abbiamo avuto due navi da crociera che hanno rotto gli ormeggi per l’inaspettato mix di vento e onde nonostante fossero in porto. Come può essere al sicuro da un improvviso (ma sempre più frequente) fenomeno analogo la nave rigassificatrice e l’adiacente metaniera in mezzo al mare? Con le possibili conseguenze esplosive già messe in luce da Piero Angela. E, rispetto alle azioni di mitigazione, invece, perché aspettare il 2025 per avere ultimato il collocamento delle piantine attorno all’impianto a terra? Quanti anni ci vorranno perché cresca quello che, appunto, non è un bosco compensativo ma un’indispensabile opera di mitigazione a due passi dall’abitato di Punta Marina? E, ancora, come sottolineato dall’ing. Riccardo Merendi, perché raccontare (lo ha fatto l’Assessora Del Conte) che qualunque altra localizzazione rispetto a quella scelta «avrebbe comportato un tempo molto maggiore per la realizzazione di tutto l’impianto», quando in effetti non risulta effettuato alcun confronto con altra possibile soluzione?

De Pascale, pochi giorni fa, fianco a fianco a SNAM, ha definito il rigassificatore a Ravenna un investimento strategico, Ravenna in Comune torna a domandargli cosa avrebbe da guadagnarci nello specifico Ravenna, ma non la lobby del gas, bensì la cittadinanza che si è fatto eleggere per rappresentare. Se non sapesse cosa dire, la risposta gliela possono dare le comunità delle altre località designate a beccarsi un rigassificatore, che continuano a protestare, e gli stessi ravennati che hanno partecipato assieme a noi alle manifestazioni organizzate in questi anni dalla Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile. Basterebbe ascoltare loro e non la lobby del gas. Cui prodest? Noi lo sappiamo bene!”

Ravenna in Comune