Una commessa da oltre 250mila euro per centinaia di componenti di metallo destinazione Israele. Sulla carta figuravano come “manovelle, lamiere, bracci, cilindri”. Pezzi prodotti in piena regola in Italia, ma che una volta assemblati sarebbero serviti a fabbricare armamenti. Al porto di Ravenna se ne sono accorti poco prima che quei container, passati fino a quel momento inosservati, prendessero il mare alla volta del Medio Oriente, dove ad attenderli c’era il committente. Il legale rappresentante dell’azienda fornitrice. Si tratta di un 57enne di Lecco, amministratore unico di una società che si occupa di stampaggio a caldo e fucinatura di metalli. E’ indagato per avere violato la legge che regolamenta il commercio e – in questo caso – l’esportazione di materiale bellico.
fonte corriere di romagna


























































