«La tutela della incolumità dei lavoratori è un valore intransigibile in particolare in questo periodo di emergenza sanitaria. Al tempo stesso il Porto di Ravenna è una infrastruttura strategica per il rifornimento di milioni di tonnellate di prodotti essenziali per garantire la sopravvivenza del Paese. Per queste ragioni, da subito nel Porto di Ravenna è stata posta in essere, con impegno e senso di responsabilità da parte di Istituzioni ed imprese, ogni azione possibile a tutela dei lavoratori, della salute pubblica e della operatività dei terminal. I lavoratori impegnati in operazioni portuali sono stati tutti dotati dei dispositivi di protezione individuale, ugualmente le aziende sono regolarmente bonificate dove necessario e tutte le regole di comportamento prescritte dai recenti provvedimenti governativi sono scrupolosamente applicate». “Chi ha fatto queste affermazioni è il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Daniele Rossi. Appaiono sul sito dell’Autorità Portuale in un comunicato messo fuori in data 25 marzo e datato 24 marzo” afferma Massimo Manzoli, Capogruppo Ravenna in Comune.

“Il sito, in effetti, si apre su un altro messaggio, intitolato: «Il porto di Ravenna è pienamente operativo». A fianco, invece, campeggia l’improbabile affermazione che «gli uffici dell’Autorità di Sistema Portuale sono operativi nei consueti orari».

Manca soltanto un bel «Il porto non si ferma» per riprendere un malaugurato slogan del sindaco di Milano e tutto farebbe pensare di non essere a fine marzo ma ancora a fine febbraio, quando qualcuno ancora scambiava i moniti e gli avvertimenti per fastidiosi ostacoli al marketing turistico del Bel Paese” continua Massimo Manzoli.

“Cosa ha spinto Rossi tanto in là da garantire mettendoci la propria parola, per le imprese portuali, che nessun lavoratore si fosse mai trovato privo di protezione individuale, operando esclusivamente in ambienti regolarmente bonificati e nel pieno rispetto di tutte le regole di comportamento prescritte? Una nota diffusa alla stampa dalla CGIL e firmata sia dal Segretario della Camera del Lavoro di Ravenna, Costantino Ricci, che dal Segretario territoriale della FILT, Mauro Comi. La nota denuncia che dal 25 febbraio si è disattesa la richiesta del Sindacato di «mettere in sicurezza l’insieme delle attività lavorative portuali (camionisti, manutentori, logistica, terminalisti, compagnia portuale, marittimi ecc..)». Pertanto «per il porto di Ravenna, è oggi assolutamente prioritario decidere quali attività far proseguire, sbarco imbarco navi, alla luce oggettiva della mancanza di dispositivi di sicurezza che non garantiscono la salute dei lavoratori” afferma Massimo Manzoli.

“Il concetto è stato ribadito in una richiesta congiunta di FILT-CGIL e FIT-CISL rivolta al Presidente dell’ADSP Ravenna, al Sindaco di Ravenna, al Prefetto di Ravenna e Capitaneria di Porto Ravenna: «il reperimento di quei DPI necessari, per la protezione delle vie respiratorie, per lo svolgimento delle normali operazioni portuali e anche per il rischio biologico Covid-19, previsti dai DVR e DUVRI a oggi è difficoltoso e le scorte attuali sono praticamente esaurite. […] Riteniamo necessario ed impellente un controllo, da parte degli enti preposti, dell’applicazione di tutte quelle procedure previste e finalizzate a incrementare l’efficacia delle misure precauzionali di contenimento adottate per contrastare l’epidemia di COVID-19” prosegue Manzoli.

“Così Gabriele Derosa, il responsabile sezione porti della FIT CISL Emilia-Romagna: «Il Protocollo prevede una precisa serie di misure per la prevenzione, passando dalle misure da attuare in ingresso e in uscita dei lavoratori, alle modalità di accesso dei fornitori esterni e degli autotrasportatori, la rilevazione della temperatura corporea, pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro, gestione degli spazi comuni e utilizzo di idonei DPI. […] In una fase così delicata per l’oggettiva carenza di DPI e di adeguati controlli sulle procedure di sicurezza, diventa oggi più che mai assolutamente necessario decidere quali attività far proseguire, evitando di sottoporre i lavoratori e conseguentemente le loro famiglie a rischi di contagio indiscriminati». La situazione descritta, non limitata solo all’area strettamente portuale, è sostanzialmente confermata da altri sindacati, SLAI-COBAS, SGB, USB. Si è distanziata dalla presa di posizione, invece, UILTRASPORTI per la quale «i dispositivi di protezione scarseggiano, ma ci sono».

“La situazione di criticità è acuita dall’allarme lanciato da Marco Migliorelli, spedizioniere del porto e rappresentante di Confetra: «Sono in viaggio, stanno arrivando e arriveranno nelle prossime settimane, numerose navi che sono partite dalla Cina o dal Sud America anche due o tre settimane fa. Navi cariche di merci, prodotti, materie prime, destinate a imprese italiane, anche a quel 60% di aziende la cui produzione industriale improvvisamente e momentaneamente è sospesa a seguito del decreto legge del 23 marzo. […] Corriamo il serio rischio, entro un paio di settimane, di avere i nostri snodi logistici – porti, interporti e cargo village degli aeroporti – completamente impraticabili e saturi di merce in giacenza” dichiara Massimo Manzoli.

“Il Presidente Rossi contemporaneamente ha chiesto alla Ministra De Micheli di poter agire nel porto con poteri da commissario straordinario. E nel proprio comunicato stampa, in risposta alle accuse rivolte a parte del sistema porto dalla CGIL, ha dichiarato: «Con riferimento alla nota della Organizzazione sindacale  CGIL che ha ipotizzato la mancanza di dispositivi di sicurezza nel Porto di Ravenna e la conseguente necessità di ridurre le operazioni, l’Autorità  Portuale  precisa che non ha rilevato nel corso dell’attività di controllo svolta, né le sono stati segnalati da alcuno, casi di mancato rispetto delle norme di comportamento e dell’adozione di tutti i presidi di sicurezza prescritti dai recenti provvedimenti adottati dal Governo in seguito all’emergenza sanitaria».

Come Ravenna in Comune confermiamo la nostra posizione: il porto è un bene comune troppo importante per essere abbandonato o trascurato come avvenuto, per precisi interessi e finalità, in tutti questi anni. Oggi più che mai è essenziale possa sviluppare le sue indispensabili attività per garantire l’accesso dei beni essenziali e dei materiali per produrli. Tuttavia ciò non può avvenire a scapito della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Ci poniamo delle domande, dunque, e ci rivolgiamo al Sindaco perché fornisca direttamente o per il tramite delle amministrazioni competenti, purché con sollecitudine, le risposte.

Quante ispezioni sono state svolte dall’Autorità Portuale, dall’Ausl, dalla Capitaneria di Porto sulle modalità di svolgimento delle operazioni portuali da quando è stata dichiarata l’emergenza? Che esito hanno dato? È evidente che, in assenza di controlli, le garanzie fornite da Rossi non avrebbero peso alcuno. E di un commissario a cui affidare poteri straordinari ci si deve, per prima cosa, poter fidare. Ma come sarebbero possibili questi controlli se lo stesso Rossi ha dichiarato al Corriere di Romagna in un articolo uscito ieri che l’80% dei dipendenti dell’Ente lavora da casa? Lo stesso vale per l’Ausl? E per la Capitaneria di Porto? D’accordo con Rossi, dunque, sul fatto che «la tutela della incolumità dei lavoratori è un valore intransigibile». Tuttavia, perché non resti una semplice dichiarazione, deve trovare conferma nei fatti. Altrimenti assume un senso inequivocabile quanto affermato dalla CGIL: «La prima fase è passata senza o quasi prevenzione complessiva, ci sono delle precise responsabilità che lasceranno tracce profonde nei rapporti sociali del territorio e sulle quali torneremo». Anche noi di Ravenna in Comune, passata l’emergenza, ci torneremo!” conclude Massimo Manzoli.