Non tutti i vincitori di queste elezioni comunali stanno con la sinistra vincente, come dimostrano le sue tre liste che non hanno eletto nessuno senza che nessuno ne parli. Ma non sono tutte perdenti quelle del fronte opposto, a parte che le loro potenze di fuoco (o nulla potenze, come la nostra lista civica), non sono neppure paragonabili a quelle messe in campo da chi stra-governa questa città da 52 anni. I confronti numerici fatti con le elezioni del 2016 (con cinque candidati sindaci) non colgono i cambiamenti radicali avvenuti.

  • La pandemia, coi miliardi di spesa facile piovuti ovunque, ha giocato a favore dei “governatori” e dei sindaci continuamente in vetrina, ma ha contribuito anche al calo dei votanti causa il rischio di contagio. Il danno è stato soprattutto per le opposizioni, più difficili peraltro a coalizzarsi per le multi diversità politiche, ma anche perché prive di un potente attaccatutto: i benefici di carriera e materiali offerti da una troppo lunga gestione del potere locale.
  • Abbiamo avuto a Ravenna 11 candidati sindaco e 30 liste. I nuovi arrivati hanno tolto candidati e voti a quelli storici di opposizione, favorendo anche i cambi di casacca, alcuni indegni.
  • De Pascale ha vinto al primo turno per aver superato la soglia del 50% col 9,47% dei voti. Quanto ciò sia stato demerito della controparte, deve essere chiesto in primis alle due forze di centro-destra oggi maggioritarie in Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Scegliendo in solitario come candidato sindaco Filippo Donati, partivano da una somma dei loro voti che a Ravenna era stata del 38,89% nelle elezioni regionali del 2020 e che nei più recenti sondaggi di quest’anno superava il 30%. Se hanno preso insieme il 17,50%, potendo aggiungere con la lista del candidato sindaco preferito appena il 4,48%, ed essendosi detti sicuri di “andare al ballottaggio” e poi di vincere, qualche riflessione dovranno pur farla sull’exploit di De Pascale al primo turno.
  • Altre forze minori, ma non ininfluenti, avendo dichiarato, con basi elettorali lontanissime da queste prospettive, le stesse certezze di vittoria, hanno contribuito a stordire e ad allontanare dal voto i tanti non disposti a farsela raccontare.
  • Lista per Ravenna e le liste associate hanno invece affermato di voler contribuire, col massimo delle proprie energie di volontari della politica, perché il ballottaggio ci fosse. A differenza di molte altre liste, specie di partito, ha però subìto una campagna elettorale sui mass media basata al 90% sull’arrivo a Ravenna, tutti i giorni ininterrottamente, dei loro leader nazionali o regionali o di governo. Eppure abbiamo sempre parlato dei problemi di Ravenna del momento o dei nostri non banali programmi.
  • Sarà per tutto questo che i mass media non ci hanno collocato in generale tra i perdenti, tanto meno in declino, constatando invece come il nostro candidato sindaco sia arrivato terzo su 11, e come la nostra lista, dopo averne costituito altre quattro, su cinque associate, prendendole dal proprio seno, abbia raccolto il 5,04% dei voti, perdendo in sostanza poco più dell’1% rispetto al 2016. Ha così superato nettamente tutte le altre all’opposizione, compresa quella del candidato sindaco di Fratelli d’Italia e della Lega, staccata da questi super partiti di appena 3 punti e rotti.
  • Ma possiamo essere orgogliosi di aver meritato, politicamente e moralmente, l’elezione di un nostro secondo consigliere comunale, che ci è stata sottratta, soccombendo per un pugno di voti, da una norma assurda in un procedimento elettorale definito “proporzionale”: quella che ha assegnato a De Pascale, con meno del 60% di voti, 22 consiglieri su 32, cioè il 70 per cento, come se non gliene bastassero 20, lasciandone a tutta l’opposizione solamente 10 e non più 12. L’undicesimo sarebbe stato Gianfranco Spadoni, che in Lista per Ravenna ha raccolto 256 preferenze (con la proporzione interna, pari al 42,74%, massima tra tutte le liste ammesse al consiglio comunale). Sarebbe stato un ottimo riacquisto per il consiglio comunale.
  • Spadoni resterà serenamente al nostro fianco. Perché quello che ci distingue è vivere e lavorare ogni giorno in mezzo alla gente, stando sempre sui problemi della comunità ravennate, come abbiamo fatto, diversamente da tutti, anche in campagna elettorale. E in effetti lo stesso De Pascale, riferendosi al suo maggiore avversario politico, il candidato sindaco di Lega e Fratelli d’Italia, ha detto: “Secondo me non ha fatto una buona campagna elettorale, così come non è stata buona la campagna degli altri contendenti, ma questo è solo il mio parere. L’unico che ha fatto un certo di tipo di lavoro è stato Ancisi, che ha ottenuto un risultato secondo me sorprendente”. Ecco perché non ci sentiamo e non saremo mai perdenti.