Nel corso degli ordinari servizi di controllo economico del territorio, finalizzati anche all’individuazione di aziende che si avvalgano dell’opera di lavoratori irregolari, i finanzieri della Compagnia di Faenza hanno sottoposto a controllo un distributore di benzina di Faenza dove era impiegato “in nero”, come addetto al rifornimento di carburante, un cittadino di nazionalità nigeriana.

Dagli ulteriori approfondimenti è emerso che il lavoratore era privo di permesso di soggiorno e che il datore di lavoro, approfittando dello stato di bisogno derivante dalla sua condizione di clandestinità e dalla conseguente necessità di lavorare “in nero” per sopravvivere, lo aveva sottoposto ad estenuanti orari di lavoro, obbligandolo a svolgere più di 60 ore lavorative settimanali distribuite su tutti i giorni della settimana, per una paga oraria di soli 3,70 euro, senza mai consentirgli la fruizione né di riposi settimanali né di ferie.

Le modalità lavorative e la retribuzione corrisposta sono risultate quindi palesemente difformi da quanto previsto dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro per la categoria di riferimento.

Inoltre, il lavoratore era stato indotto dal datore di lavoro ad alloggiare in un piccolo rimessaggio posto sul retro del distributore di benzina che risultava inadatto ai fini abitativi, privo di finestre, acqua, luce, riscaldamento e servizi igienici, tanto che il lavoratore aveva dovuto improvvisare una sorta di cucina nei pressi dell’ingresso installando un piccolo fornello ove riscaldare i pasti.

L’azienda è stata quindi sanzionata con l’irrogazione di una maxi sanzione di oltre 17.000 euro aggravata per aver impiegato un lavoratore “in nero” in stato di clandestinità ed è stata oggetto di specifica segnalazione all’Ispettorato del Lavoro per la sospensione dell’attività imprenditoriale.

I gestori del distributore di carburante, tre soggetti appartenenti alla stessa famiglia, sono stati poi segnalati all’Autorità Giudiziaria di Ravenna per concorso nello sfruttamento del lavoratore e per avere impiegato personale extracomunitario privo di regolare permesso di soggiorno.