Le segreterie territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil chiedono urgentemente la convocazione del tavolo di crisi provinciale e regionale al fine di non dimenticare un settore fondamentale per il futuro energetico e per la transizione anche in vista della vitale scadenza di febbraio 2021 per l’adozione del PITESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee) che, dopo la già avvenuta proroga del 13 agosto 2020 (termine originario) non può più aspettare.

Negli ultimi mesi si è assistito sempre più a tensioni tra varie nazioni nel Mediterraneo, non ultimo tra Grecia e Turchia dove quest’ultima ha invaso nuovamente le acque territoriali di Cipro per sfruttare i giacimenti di gas naturale nell’area della Cipro greca, mentre in Italia continua l’ineluttabile esaurimento dei giacimenti esistenti e la continua diminuzione della forza lavoro presente nelle aziende contrattiste che orbitano nel settore dell’upstream; il tutto nell’ombra di politica e istituzioni.

Da anni le organizzazioni sindacali nazionali del comparto chiedono un incontro al ministero dello sviluppo economico per conoscere quali prospettive e quali azioni il governo italiano intenda adottare per affrontare il percorso di transizione energetica e per individuare gli strumenti idonei a salvaguardia del patrimonio tecnologico e di conoscenza dei lavoratori del comparto.

A Ravenna la richiesta al Governo è arrivata anche attraverso il tavolo prefettizio, organizzato nel febbraio del 2020, che ha visto le organizzazioni sindacali territoriali congiuntamente con le istituzioni locali e le associazioni imprenditoriali chiedere con forza un incontro per affrontare le grosse difficoltà di un comparto vitale per l’economia ravennate che è vicino al collasso e con esso migliaia di posti di lavoro. Purtroppo ancora oggi tutto tace, non abbiamo risposte.

Questo Governo è sordo ai nostri appelli.

Recentemente sono stati annunciati progetti innovativi, importanti, da parte di aziende e dalla politica, ma che si riducono a semplice propaganda se non supportati da confronti istituzionali seri e costruttivi che entrino nel merito delle attività. I lavoratori sono ben consapevoli della situazione, vivono all’interno delle aziende, conoscono i programmi, le previsioni, ed esprimono forte preoccupazione.

A tal proposito anche i delegati della Rsu di EniDics di Marina di Ravenna hanno inviato un comunicato ai loro colleghi e alle segreterie territoriali e nazionali molto esplicito, dove si chiedono quale potrà essere il loro futuro e il futuro di questo distretto e quale sarà il reale impatto del progetto di stoccaggio CO2 sull’occupazione.

La notizia che Saipem parteciperà allo sviluppo di un parco eolico davanti alle coste ravennati, avrebbe potuto risollevare in qualche modo l’umore dei lavoratori della base di Ravenna che da mesi e mesi attendono, invano, l’avvio del fantomatico decomissioning di alcune piattaforme a mare, se non fosse che l’azienda ha avviato una procedura di cassa integrazione per 80 persone del comparto drilling Italia, cui fa capo la base operativa di Porto San Vitale che negli ultimi anni ha ridotto la forza lavoro al minimo essenziale. È evidente che l’intero comparto è in dismissione, le multinazionali di servizio negli ultimi mesi hanno trasferito importanti attrezzature verso le basi estere e avviato procedure di esodo incentivato.

Le aziende di perforazione si sono viste annullare dalle committenti contratti già assegnati con il conseguente rilascio degli impianti.

Tutte stanno ricorrendo agli ammortizzatori sociali e si teme una forte riorganizzazione una volta terminato il blocco dei licenziamenti.

Non possiamo più aspettare.