protesta dei giovani durante uno degli scioperi climatici

Il centro di stoccaggio di CO2 che Eni vorrebbe costruire a Ravenna in questi giorni è al centro di molte discussioni, specialmente dopo l’approvazione del Patto per il lavoro e il clima dell’Emilia-Romagna. Le associazioni ambientaliste trovano infatti il centro di stoccaggio in netta contraddizione con gli obiettivi del patto e in generale con l’obiettivo di promuovere una società fondata sulle energie rinnovabili.

Pensavamo di averle sentite tutte e invece dobbiamo ricrederci. In una situazione di emergenza climatica mondiale, in cui ormai risulta chiaro a tutti il monito praticamente unanime degli scienziati di invertire la rotta se vogliamo scongiurare la catastrofe e limitare gli immani danni causati dai cambiamenti climatici già in corso, c’è chi paradossalmente vuole continuare a sviluppare il settore Oil&Gas” è la critica di Europa Verde della provincia di Ravenna.

Di fronte alle proteste per il progetto di realizzazione dell’impianto di stoccaggio di CO2 a Ravenna, il Partito Repubblicano cittadino non solo difende a spada tratta il progetto, come già fatto dal Vicesindaco di Ravenna Eugenio Fusignani, ma si dice favorevole alla ripresa delle estrazioni di gas metano nel mare Adriatico e sostiene di voler ulteriormente sviluppare il settore Oil&Gas. Questo per fare di Ravenna la capitale dell’energia. Dell’energia fossile, però!

È incredibile come certe forze politiche non riescano a cogliere i messaggi forniti dalla scienza e restino con tutte le loro forze ancorate a un passato che è la causa dei problemi attuali. E hanno pure il coraggio di chiamarla transizione energetica “intelligente”! Forse ad alcuni non è chiaro che non possiamo sfruttare tutte le risorse di combustibili fossili esistenti, fino all’ultima goccia di petrolio o all’ultima molecola di metano. Se vogliamo fermare o almeno contenere i cambiamenti climatici in corso, dobbiamo abbandonare il più velocemente possibile le fonti fossili.

Con la scusa dei posti di lavoro esistenti, non possiamo continuare a scaricare gas serra in atmosfera. Lavoriamo per un vera transizione energetica, che viri al più presto verso le fonti rinnovabili. Anche questo è un modo per creare posti di lavoro”.

Alle critiche di Europa Verde si affianca il parere del comitato Fridays for Future di Faenza:

“Come Fridays for Future Faenza siamo dentro alla campagna “Il futuro non si stocca” contraria alla costruzione del CCS (Centro di cattura e immagazzinamento della Co2) nel territorio del Comune di Ravenna. Opera che dovrebbe catturare e comprimere Co2 in depositi sotterranei, ex giacimenti di gas nel mare, al fine di utilizzare il gas estratto per produrre idrogeno blu, ovvero “senza” emissioni di co2.

Un’opera apparentemente compatibile con lo sviluppo sostenibile, si rivela in realtà un espediente di inganno nei confronti dell’opinione pubblica, per continuare ad inquinare ed estrarre gas nel mare adriatico. Oltre che al raggiro nei confronti della popolazione, c’è la possibilità di finanziare il progetto con i fondi del NextGeneration Eu, ovvero 12 miliardi. Prima di elencare varie motivazioni sull’inutilità di questa grande opera, è doveroso affermare che lo sperpero di denaro pubblico che potrebbe essere investito in tecnologie rinnovabili certe ed efficienti è al limite della criminalità nei confronti delle nuove generazioni.

Altre motivazioni per opporsi sono che:

  • è’ una tecnologia in via di sperimentazione che in tutta l’Unione Europea ha visto molti tentativi (11) non andati a buon fine perché dispendiosa e con poca resa, con un rapporto di critica all’utilizzo di soldi europei da parte della stessa Unione Europea (Corte dei Conti).
  • Lo stoccaggio, come hanno dimostrato analoghe attività in altre aree, potrebbe provocare un progressivo incremento della sismicità nel territorio ravennate
  • – Ravenna, i suoi preziosi mosaici e gli otto monumenti Unesco, non meritano di essere sede di “esperimenti”
  • La Commissione Europea afferma che la priorità viene data all’idrogeno verde (prodotto unicamente da fonti rinnovabili), mentre l’idrogeno da fonti fossili viene scartato, salvo che si tratti di idrogeno “blu” (ottenuto dal gas naturale fossile senza emissioni di CO2, catturata e sequestrata con i CCS -> un trucco per far guadagnare tempo alle corporation del gas)

Ci sembra totalmente inadeguato come progetto di fronte alle possibilità di investimento in settori energetici che impattano realmente sulla diminuzione dell’alimentazione  dalle fonti fossili per i consumi energivori

E’ fondamentale infine invocare un principio di precauzione etico di fronte ad una tecnologia incerta sulla pericolosità che potrebbe recare, sulla capacità di attenuare il cambiamento climatico, a maggior ragione in quanto alla base di questo investimento ci sono soldi pubblici  stanziati eccezionalmente per la pandemia”.