Lungo la via Emilia oltre il 25% dei Comuni ha almeno un bene confiscato alle mafie sul proprio territorio.

Con 656 beni immobili in amministrazione, 244 beni confiscati destinati, 91 aziende in gestione e 48 confiscate e destinate, 17 soggetti della società civile che gestiscono beni confiscati, l’Emilia-Romagna è prima in Italia per beni confiscati restituiti ai cittadini.

È quanto emerso dal report di Libera presentato in Assemblea legislativa in occasione della Giornata della legalità. I numeri del censimento svolto da Libera a 30 anni dall’approvazione della legge n. 109 del 1996 per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie: in Emilia-Romagna ci sono 17 soggetti gestori che si occupano dei beni confiscati alle mafie e che lavorano in 15 Comuni. Si tratta di 7 associazioni, 2 cooperative sociali, 3 Ats, 4 enti pubblici e un consorzio di cooperative.
“Oggi si ricorda una delle pagine peggiori della storia italiana – ha ricordato Maurizio Fabbri, presidente dell’Assemblea legislativa – Quando ci fu la strage di Capaci avevo 15 anni: chi appartiene alla mia generazione ricorda come si ebbe paura che tutto fosse perduto, a partire dalla speranza.
Eppure si seppe reagire. Le mafie oggi si manifestano sempre più spesso con la corruzione silenziosa, con le false imprese, con l’inquinamento degli appalti, infilandosi nei subappalti e nelle gare al massimo ribasso, con il riciclaggio nei settori più insospettabili. Si mimetizzano, si adattano, investono dove c’è ricchezza, ed è per questo che cercano di infiltrare il sistema emiliano-romagnoli ed è proprio qui che dobbiamo essere più vigili: ogni anomalia, ogni comportamento sospetto deve essere segnalato”.
Tra le buone pratiche di gestione dei beni confiscati ci sono Villa Celestina a Bologna, un appartamento a Pieve di Cento dove hanno sede il progetto di accoglienza “Il Ponte” e la polizia municipale; un appartamento a San Lazzaro di Savena gestito dalla cooperativa Arca di Noè con un centro di accoglienza per persone migranti. A Parma ci sono gli stabili di Salsomaggiore Terme gestiti dall’Ente Parco regionale dello Stirone e una villa con terreno a Berceto gestito dalla cooperativa “Le Radici” e che oggi è un centro civico per bambini e anziani con biblioteca e piscina comunale.

(ANSA)