Le fiamme stanno attraversando l’Europa in una estate che si classifica fino ad ora dal punto di vista climatologico come la seconda più calda mai registrata in Europa con una temperatura che a giugno è stata superiore di 1,6 gradi alla media per effetto del valori estremi fatti registrare in Spagna, Francia e Italia.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sul bollettino climatico del programma europeo Copernicus in merito al record di incendi fatto registrare nell’Unione europea dove dal primo gennaio al 16 luglio negli Stati membri sono andati in fiamme complessivamente 346mila ettari di boschi, una superficie più grande dell’intera Valle d’Aosta.

Caldo e siccità insieme alla mano dell’uomo spingono gli incendi anche in Italia dove nel 2022 sono cresciuti del +153% rispetto alla media storica con danni incalcolabili su ambiente, produzioni agricole e biodiversità, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Effis.

Nelle campagne e nei boschi le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni – sottolinea Coldiretti – con aree sempre più esposte al divampare delle fiamme. Fondamentale, al fine di abbassare il rischio del propagarsi dei roghi, oltre ovviamente al comportamento civico di cittadini e turisti, il lavoro incessante di presidio del territorio che, in particolare in collina e montagna, viene svolto dagli agricoltori.

“L’attività di manutenzione di boschi, sentieri, fossati, argini dei fiumi svolta dagli imprenditori agricoli ha contribuito sinora a limitare l’incidenza dei roghi nella provincia di Ravenna – afferma il Direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini – e questo nonostante la miriade di rifiuti che gli agricoltori rinvengono quotidianamente durante le operazioni di pulizia del territorio, rifiuti che sono a tutti gli effetti potenziali inneschi di incendi e che testimoniano quanto ancora ci sia da lavorare sulla coscienza ecologica dei fruitori del nostro prezioso patrimonio ambientale”.  Ogni rogo, infatti, oltre al danno evidente all’ecosistema, costa agli italiani più di diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni.