“Qui da noi non esistono baby gang. Parole testuali dell’assessore alla sicurezza di Ravenna Eugenio Fusignani che nel febbraio 2022 già travisava i chiari segnali che sarebbero deflagrati negli anni successivi. C’è sempre Fusignani, e non per responsabilità nostra, al centro della cronaca ravennate soprattutto in questi giorni che hanno visto le Forze dell’Ordine, con cui ci complimentiamo, sgominare una baby gang di nove minori non accompagnati di origine tunisina presunti autori di vari gravi reati. E allora aspettiamo un obbligato ‘mea culpa’ da parte dell’assessore alla sicurezza ma anche da parte di tutta l’amministrazione comunale che, pur rinnovata, si rifà alle solite politiche lassiste, perdoniste e giustificazioniste che hanno consentito che si instaurasse nel ravennate una situazione così degradata”.
Così in una nota Luca Cacciatore, segretario comunale della Lega, e Elena Marin, consigliera Territoriale del Mare.
“Partiamo da Fusignani che perfino in un articolo del 5 luglio scorso ha negato la situazione di degrado e insicurezza. ‘A Ravenna – ha ribadito – si può circolare serenamente, sulla sicurezza serve serietà e non propaganda’, dopo di che si sono verificati gli ennesimi gravi episodi che hanno portato addirittura alla convocazione di un consiglio comunale con all’ordine del giorno proprio la ‘sicurezza’, durante il quale Fusignani ha fatto praticamente scena muta. Ma con l’operazione che ha portato all’emissione di ordinanze di custodia cautelare in carcere dei nove minori stranieri le responsabilità si allargano al settore dei servizi sociali e dell’assessore comunale competente. Ci risponda la Giunta Barattoni: chi sono i ‘tutori’ di questi giovani stranieri e su chi ricade la responsabilità delle misure scolastiche e formative e quindi anche di verifica della loro integrazione sociale e civile? Ogni Comune è libero di decidere le modalità di erogazione dei servizi di accoglienza, a fronte dei 100 euro al giorno per ogni giovane elargiti dallo specifico Fondo nazionale. È quindi indispensabile conoscere cosa non abbia funzionato. Un’idea noi l’abbiamo. A carico della sinistra non c’è solo il tabù sicurezza, ma anche l’approccio esclusivamente ideologico e superficiale rispetto all’immigrazione irregolare a cui non corrisponde la capacità di accogliere e integrare. E i conti, anche in termini di sicurezza, li paga la società”.

























































