Esattamente due anni fa presentai al sindaco l’interrogazione: “227 residenti in via Argine Destro Ronco, come su un sentiero di guerra”. La strada era da anni in condizione pessime e molto pericolose. Il fondo era un mosaico ininterrotto di buche e rattoppi fatti male, perfino lesinando il materiale utilizzato. Allegai alcune foto da incubo scattate di notte sul posto percorrendo in macchina, col cuore in gola, l’intero tragitto tra Madonna dell’Albero e Gambellara al seguito di un esperto residente. Questo problema è stato risolto con un ottimo lavoro di pavimentazione della carreggiata (addirittura troppo attraente come strada ad alta velocità sostitutiva della Ravegnana o della via Cilla).

Il crollo della diga di San Bartolo ha sollevato in chi vi abita a lato preoccupazioni maggiori, che giovedì, con il crollo dell’argine destro del Ronco, avvenuto a 150 metri a monte della diga, sono diventate angoscia. Avendole raccolte in diretta, posso riferire che la tempestività con cui l’argine è stato riparato, colmandone lo scavo con dei massi, è stato accolta con soddisfazione e con gratitudine verso i tecnici e gli addetti ai lavori che hanno operato tutta la notte.

Preso atto con sollievo, dalle dichiarazioni ufficiali, che il crollo dell’argine è addebitato ad una tana scavata da animali, coperta dalla vegetazione, in cui l’acqua del fiume si è infilata con la piena di questi giorni, per obiettività devo però comunicare alcune perplessità.

Lo scavo dell’argine sotto la strada è infatti avvenuto in corrispondenza delle opere messe in atto sulla sponda opposta. Per creare un accesso carrabile al letto del fiume, è stata poi scavata, a poche centinaia di metri a monte, la sponda del lato Ravegnana. Dopodiché, è stato creato un accumulo di massi che, frapponendosi alla corrente del fiume, ne ha rallentato la velocità, allo scopo forse di facilitare i lavori da compiersi, o comunque per ragioni di servizio. Possono essersi prodotti effetti di senso contrario sulla sponda opposta? Se ne potrebbero avere altri? E nel caso, come si intenderebbe prevenirli?

Tragedia sulla diga a parte, non sarebbe necessario che gli argini dei fiumi, specie se a maggior rischio di tenuta o di frana, fossero costantemente monitorati onde provvedere sollecitamente alle dovute opere di manutenzione e di pulizia dalla vegetazione e da altri ostacoli o frapposizioni impropri, così prevenendo dei disastri o riducendone l’entità? La tana colpevole del fatto odierno si sarebbe allora intravista per tempo.

Nessuna polemica. Giro al sindaco queste domande, consapevole che non ha alcuna responsabilità in materia di gestione dei corsi d’acqua nel territorio comunale e che non sono direttamente sue quelle politiche, ma che, in quanto primo cittadino di Ravenna, è in grado di raccogliere e comunicare ai cittadini le risposte alle loro domande che siano meritevoli di ascolto.