Il 2 luglio scorso sollevai il problema dell’ossario comune del cimitero di Ravenna, che da una decina di giorni era stato sbarrato all’accesso dei visitatori, chiedendo al sindaco come giustificasse la sua inspiegata chiusura e come intendesse farvi fronte, ma ricevendone una risposta elusiva. Perdurando tale situazione, Azimut spa, gestore dei servizi cimiteriali del Comune, ha almeno raccolto una mia proposta, disponendo, ai lati della scalinata di accesso, due fioriere di graniglia rosa contenenti, ad uso dei visitatori impediti a salirvi, una serie di vasi.
Passando i mesi e avvicinandosi il giorno dei morti, il 14 ottobre ho scritto all’Unità Operativa tecnica del Comune addetta agli Edifici Vincolati, tale essendo l’ossario, vero e proprio pregevole monumento risalente intorno al 1817. Avendo chiesto quali ne siano lo stato e le ragioni di impraticabilità e nozione degli interventi da compiersi per la rimessa in pristino, ho ricevuto la seguente risposta: “L’impraticabilità dell’ossario è dovuta alla labenza della copertura e del solaio dove si è rilevato un esteso ammaloramento con ferri scoperti nell’intradosso che ne ha reso necessario il transennamento a tutela dell’incolumità degli utenti. L’intervento è stato inserito nelle previsioni di bilancio 2020 ed è in corso di predisposizione da parte dell’ufficio il progetto di fattibilità tecnica economica”.
Il regolamento italiano di polizia mortuaria dispone che ogni cimitero debba avere questo genere di manufatti, destinati generalmente a raccogliere le ossa provenienti dalle sepolture in terra non richieste dai familiari per altra destinazione. L’ossario del cimitero di Ravenna è posto di fronte all’ingresso centrale di via Baiona, come l’ingresso al cimitero monumentale, situato al centro del fronte opposto, di lato al canale Candiano. Se ne direbbe una “dependance”, ricalcandone perfettamente le linee architettoniche e armoniche ispirate alle Certose dell’epoca risorgimentale, soprattutto lombarde. Nella stragrande maggioranza ospita defunti che non hanno più nessuno al mondo, ultimi degli ultimi, o che finiscono in ossario senza che, al termine del diritto di sepoltura in terra, i familiari ne abbiano notizia, o comunque involontariamente. Molti visitatori del cimitero, oltre a quelli che hanno lì propri cari, non hanno mai mancato, per un gesto di pietà verso i morti, di salire la scalinata dell’ossario che li rappresenta tutti. Per questo, è la tomba più visitata in assoluto, a cui non mancano mai fiori freschi. Non ha dunque meritato di essere stato malamente conservato e non merita ora di essere più a lungo abbandonato ai suoi danni.
Il suo valore è anche altamente simbolico. Se è vero infatti che Tullo Ginanni Corradini, il primo sindaco radical-progressista di Ravenna, in carica a fine ottocento, volendo per sé un’umile sepoltura in terra, fece scrivere sulla sua lapide: “Tutti gli uomini sono uguali, anzitutto di fronte alla morte ” (come ebbe a ricordare, ai tempi nostri, il sindaco Widmer Mercatali), allora la sepoltura collettiva in ossario comune è la più uguale di tutte, oltreché la più democratica.
Il bilancio 2020 del Comune di Ravenna è però ancora in formazione, prima di essere sottoposto al Consiglio comunale. L’inserimento di quest’opera nel piano degli investimenti da effettuare nel prossimo anno richiede che ne sia preliminarmente elaborato, approvato poi dalla Giunta comunale, il progetto di fattibilità tecnica economica. I cittadini che nella prossima settimana si recheranno al cimitero di Ravenna, ricorrendo la giornata di memoria dei morti, apprezzerebbero di ricevere assicurazioni che, almeno entro la successiva medesima ricorrenza del 2020, l’ossario sia restituito alla città in salute e in decoro. Chiedo pertanto al sindaco se intende sollecitare la redazione di tale progetto, quale presupposto fondamentale perché l’opera sia realizzata entro ottobre 2020.