“Il 14 agosto 2018 commentammo amaramente i dati pubblicati il 3 agosto dalla Regione, che ponevano la provincia di Ravenna all’ultimo posto in Emilia-Romagna sul riciclo dei rifiuti, osservando anche che, più è alta la raccolta indifferenziata, più occorre smaltirla negli inceneritori o nelle discariche” spiega Alvaro Ancisi, Capogruppo di Lista per Ravenna.

“Queste, secondo il Piano regionale dei rifiuti, avrebbero dovute essere azzerate tutte, ma la grande discarica di Ravenna per rifiuti solidi urbani e per rifiuti speciali assimilati, posta in via Romea Nord, non solo restava in vita, ma se ne stava portando avanti di gran carriera un ampliamento da 12 mila metri quadrati, su un’area a brevissima distanza da Punte Alberete, Sito naturalistico di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), che in passato era parte dell’adiacente pineta San Vitale. Mentre in Emilia-Romagna tutti gli inceneritori sono stati nel frattempo chiusi, è chiaro che, quanti più rifiuti indifferenziati non saranno discaricati nelle altre province, tanto più Ravenna rafforzerà la qualifica di Rifiutopoli, meritata grazie alle politiche degli ultimi decenni che ne hanno sacrificato l’aria vitale e l’ambiente naturale a presunti vantaggi economici, in realtà speculativi” prosegue Ancisi.

“Non sorprende nemmeno che in questi giorni la provincia di Ravenna sia stata classificata al 3° posto in Italia in quanto a produzione di rifiuti urbani. Chiedemmo allora al sindaco, senza essere ascoltati, che anche la discarica di Ravenna fosse chiusa a breve termine. A due anni e mezzo di distanza, il silenzio assordante che copre, perfino per il consiglio comunale, gli affari più cupi che ottenebrano il cielo di Ravenna è stato rotto, non certo per trasparenza dell’amministrazione comunale, dalla notizia che è in atto la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) su un progetto di ampliamento dell’impianto di via Romea della capacità di 302 mila metri cubi, pari a cinque milioni di quintali di rifiuti, per una durata di oltre otto anni. Questo ulteriore settore si configura peraltro come una specie di nuova discarica, destinata infatti a ricevere tre tipi di rifiuti assai poco urbani, non certo prodotti in esclusiva a Ravenna, quali scorie e ceneri di combustione, fanghi industriali di varia tipologia e terreni di bonifica” afferma Ancisi.

L’Agenzia regionale per l’ambiente ARPAE ha chiesto alcune integrazioni del progetto, tra cui nuovi studi sulle emissioni odorifere, sottolineando però come, “vista la proposta di approntare 9 camini esalatori…non si possa escludere il rilascio di altre tipologie di gas che possono essere generati non soltanto dai rifiuti biodegradabili, ma anche da altre tipologie di rifiuti a seguito di volatilizzazione diretta dai rifiuti che li contengono o altre reazioni biologiche o chimiche tra i rifiuti”,  chiedendo perciò ad Hera “di effettuare una valutazione quali-quantitativa in tal senso e di proporre dei sistemi di abbattimento adeguati ed efficaci” prosegue Ancisi.

La necessità di trasparenza, affinché la cittadinanza possa effettuare il bilancio dei risvolti ambientali e salutistici a proprio carico, impone però a Lista per Ravenna di chiedere al nostro sindaco la seguente ulteriore serie di elementi di conoscenza: 

  1. esatta localizzazione ed una planimetria dell’area occupata dal nuovo settore della discarica, rilevandone la distanza dagli ambienti naturali e da quelli urbanizzati;
  2. eventuali limiti di provenienza geografica dei rifiuti ivi destinati;
  3. descrizione accurata della composizione chimica dei fanghi, quali loro origine e quantità previste;
  4. previsione di ARPAE su cosa e quanto uscirà dai nove camini esalatori durante gli otto anni di durata della discarica;
  5. lo stesso per i liquidi prodotti dalla decomposizione dei rifiuti (percolati), e dove finiranno; 
  6. lo stesso per il possibile spargimento di polveri;
  7. compatibilità dei gas emessi dai nove camini con l’ambiente circostante, data la situazione atmosferica già da codice rosso (polveri fini, ecc.);
  8. che destino avranno il terreno del sito ed il materiale “bonificato” della discarica a fine esercizio
  9. i possibili effetti sulla rete idrica adiacente, di rilevante importanza ambientale e storico-testimoniale” conclude Alvaro Ancisi.