Nonostante le disavventure di quest’anno, i ragazzi di Mani Tese Faenza hanno ritenuto indispensabili i dieci giorni che da tanto tempo colorano le estati dei loro campisti. La struttura è cambiata, in linea con le norme igienico-sanitarie correnti, ma lo spirito resta quello di tutti gli anni: creare uno spazio di condivisione, di conoscenza e di immersione, da un lato, nel tessuto cittadino della nostra città, dall’altro nella realtà di Mani Tese, con i nostri progetti avviati in tutto il mondo e con i problemi e le criticità, in gran parte radicalizzati dalla crisi di quest’anno, che da sempre colpiscono la mission di Mani Tese: giustizia ambientale, giustizia economica e giustizia sociale.

“Distanze immaginarie, perché le norme sanitarie del distanziamento non ci spingano alla distanza sociale, a voltare lo sguardo, sfuggendo agli ultimi, agli oppressi. Basti ricordare che mentre noi ci abituiamo di nuovo ad una quasi-normalità, in vastissime zone del mondo la crisi sanitaria è agli estremi, e miete vittime soprattutto tra quegli ultimi, abbandonati dallo stato, che spesso non hanno nemmeno la possibilità di accedere alle cure. Resta di vitale importanza la consapevolezza delle disuguaglianze, perché senza tale consapevolezza, il nostro agire rischia in ogni istante di perdere il proprio senso. Ma le distanze sociali sono anche interne. L’accesso ai beni di prima necessità è stato disomogeneo anche qui, gli abbandonati delle nostre città, ancora più abbandonati”.

Come si può muovere nel locale Mani Tese Faenza?

“Ce lo siamo chiesti per tutto il periodo della quarantena, decidendo di organizzare, come primo contropiede all’emergenza, una raccolta viveri, dove abbiamo avuto la possibilità di confrontarci nel concreto con tante altre associazioni, e abbiamo capito finalmente che è la collaborazione che fa la differenza. Per questo abbiamo ritenuto indispensabile far passare il nostro filo rosso anche dalle discussioni sui diritti che scuotono l’occidente, anch’esse rinsanguate dal movimento Black Lives Matter, il cui legame di reciprocità con l’emergenza Covid non è nascosto a nessuno. Diritto alla città: la riappropriazione dei parchi come luogo pubblico di condivisione, di incontro con l’altro, l’organizzazione di una mostra collettiva (con asta di beneficenza), il confronto culturale come confronto con le diversità;  La libertà sessuale, ovvero la libera espressione della propria sessualità, sarà il perno su cui ruoterà un lungo confronto con la comunità LGBTI+; Il limite tra diritto sociale e libertà individuale: queste saranno le linee guida del nostro campo: l’amplissimo  spettro dei diritti, le lotte per ottenerli, la comprensione di ogni minoranza, di ogni divergenza dalla media”.

Il campo si terrà dal 4 al 13 agosto. Le iscrizioni termineranno il 26 luglio

Per maggiori informazioni e iscrizioni è possibile contattare

Andrea: 3464099414

Alex: 3381625499 (contatto Whatsapp)

Precauzionalmente a tutti i partecipanti è richiesto di portare i dispositivi consoni alla sanificazione e al distanziamento sociale, nel rispetto delle norme vigenti.