Nei giorni scorsi l’Assemblea legislativa regionale Emilia-Romagna ha approvato una legge regionale con la quale si prorogano gli affidamenti del servizio idrico in regione alla fine del 2027, con l’eccezione dei territori di Reggio Emilia e Rimini, dove sono già in corso procedure di gara.

Anche Potere al Popolo di Ravenna aderisce alla manifestazione regionale di mercoledì 3 novembre contro questa legge.

“La vicenda della gestione del servizio idrico in Italia è emblematico del modo di fare politica della nostra classe dirigente.

Il referendum sull’acqua del 2011 è stato una sorta di spartiacque nella storia del nostro paese. Per la prima volta l’ideologia liberista, che ha prodotto privatizzazione dei servizi, svendita del patrimonio pubblico, impoverimento delle classi subalterne e riduzione degli spazi di democrazia con l’adozione del maggioritario, usciva sconfitta dalle urne.

Di fronte a questa novità chi ci ha governato, centrodestra e centrosinistra, non ha trovato di meglio che cambiare nome alla retribuzione del capitale investito che compare nelle nostre bollette: uno degli  oggetti del referendum. Favorito, in questo, dalla mancanza di un soggetto politico di forza adeguata che facesse da sponda alla lotta per l’acqua pubblica.

In ambito locale è andata anche peggio. Dopo anni di incontri, dibattiti e vane promesse, tutto è rimasto come prima. Eppure il Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua aveva correttamente individuato la strada per dare piena applicazione alla ratio del referendum. Una peculiarità della Romagna è l’esistenza di una società che gestisce le fonti idriche: una società per azioni a capitale totalmente pubblico di proprietà degli enti locali romagnoli. Questa avrebbe dovuto essere il soggetto che poteva prendersi in carico la distribuzione dell’acqua nei comuni della Romagna. Come fatto dal Comune di Napoli.

Ma il PD ravennate ha preferito la situazione attuale con un  gestore privato, che agisce sul mercato, ma è partecipato dagli enti locali che sono i fruitori dei servizi che fornisce: totale confusione di ruoli.

Era comunque prevedibile da parte di un partito che entra nei comitati referendari poche settimane prima del voto per poi uscirne una settimana dopo il voto.

Vicende come questa dimostrano la necessità di un soggetto politico coerentemente anti liberista che rifiuta qualsiasi rapporto di collaborazione con chi ci ha governato negli ultimi 25 anni.

Abbiamo la presunzione e l’ambizione di credere che questo soggetto possa essere Potere al Popolo”.