“Nel quartiere Nullo Baldini, cuore simbolico della cooperazione ravennate, ogni strada racconta un frammento di storia. Eppure, proprio qui, dove vive la memoria dell’impresa cooperativa, manca un riferimento chiaro a una delle sue pagine più straordinarie: l’epopea dei braccianti romagnoli che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, partirono con le loro famiglie verso l’Agro Romano per le bonifiche di Ostia e del litorale romano.
Armati di badili e carriole, sfidarono malaria, miseria e solitudine per restituire alla vita territori che sembravano perduti. Un’impresa collettiva, guidata da figure come Nullo Baldini, capace di trasformare il mutualismo cooperativo in un progetto sociale che contribuì a cambiare il volto di un’Italia da pochi anni finalmente unita.
Le bonifiche dell’Agro Romano e di Ostia rappresentano uno dei momenti più alti della storia cooperativa: uomini e donne mossi da ideali di giustizia, lavoro condiviso ed emancipazione, ben lontani dalle logiche autoritarie che avrebbero segnato i decenni successivi.
Per questo sorprende che, in un luogo così intimamente legato a quella tradizione, compaia una strada chiamata “via Agro Pontino”. A prima vista può sembrare un innocuo richiamo al lavoro agricolo, ma rimanda invece a una stagione completamente diversa: quella delle bonifiche degli anni Trenta, volute e strumentalizzate dal regime fascista a fini propagandistici e insediativi.
Un intervento che rappresentò appena il 6% delle terre bonificate dai braccianti romagnoli, e che nulla ha a che vedere con il patrimonio di solidarietà e democrazia incarnato da Baldini e dalle cooperative ravennati.
C’è poi un ulteriore elemento che pesa sulla nostra memoria collettiva: fu proprio Italo Balbo, protagonista della cosiddetta “marcia su Ravenna”, a distruggere la Federazione delle Cooperative guidata da Baldini, aprendo la strada alla marcia su Roma e all’affermazione del fascismo. Un motivo in più per cui il riferimento all’Agro Pontino risulta oggi incoerente con la storia del quartiere.
È vero: cambiare la toponomastica non è mai cosa da prendere alla leggera. Ogni strada è parte della memoria di una comunità e troppe volte cambi frettolosi hanno cancellato ricordi preziosi, come nel caso del XIII Giugno 1859.
Ma qui siamo davanti all’esatto contrario: non a un nome da salvare, ma a un errore da correggere. Restituire il giusto tributo all’epopea cooperativa ravennate significa riconoscere una storia di lavoro, fatica e solidarietà che merita di essere ricordata senza distorsioni.
Per ridare armonia al paesaggio simbolico del quartiere, e per onorare chi ne ha forgiato l’identità, è dunque più che appropriato riportare al centro l’Agro Romano, vera culla di quella straordinaria impresa cooperativa.
Rinominare via Agro Pontino in via Agro Romano significherebbe correggere una stonatura della toponomastica, rendere giustizia ai braccianti romagnoli e riaffermare una visione di sviluppo solidale e democratico, lontana da ogni retorica autoritaria. Un gesto semplice, ma capace di restituire verità alla nostra memoria storica e civile.”
Eugenio Fusignani
Segretario regionale PRI Emilia-Romagna

























































