Soltanto in questo fine giugno 2025, i consiglieri comunali di Ravenna hanno potuto conoscere, unicamente dai giornali, alcuni dati sommari sul bilancio 2024 della Sapir spa. Eppure, il Comune di Ravenna è in sostanza, tramite Ravenna Holding, di cui possiede il 77,08%, il suo maggiore azionista. Anche non contando altri enti pubblici locali minori, essi pure azionisti di Sapir, il Comune di Ravenna, insieme alla Regione Emilia-Romagna e alla Camera di Commercio di Ravenna e Ferrara, detiene la maggioranza assoluta del suo capitale. Come dire che il PD vi fa il bello e cattivo tempo, discutendone appena, riservatamente, con le parti private minoritarie sedute in parte sulle 9 poltrone di un consiglio di amministrazione che non dovrebbe averne più di 5. Tutto ciò succede perché Sapir, pur gestendo in massima parte patrimonio dei cittadini, si oppone ad oltranza, quasi fosse una società segreta, al controllo pubblico.

Dalle carte ufficiali si legge che “SAPIR gestisce in Darsena San Vitale il principale terminal operator del porto di Ravenna e uno dei più grandi in Italia, controlla Terminal Nord SpA in sinistra Canale, specializzato in inerti, ed è proprietaria del 70% delle quote di TCR (Terminal Container Ravenna, Società partecipata al 30% da Contship Italia del Gruppo Eurokai di Amburgo), il Terminal Container del porto, gateway strategico per lo scambio delle merci containerizzate con il Mediterraneo orientale. Ciononostante, l’utile netto del suo bilancio 2024 è stato di appena di 3,113 milioni. Significa il 2,3% del suo patrimonio netto, pari a 134,278 milioni di euro. Una miseria, comunque lo si valuti.

Bisogna dunque riflettere sul ruolo della Sapir, che, in un’epoca diversa e superata, ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione delle moderne infrastrutture del porto, ma nella quale trovano oggi equilibrio le istanze di mondi politici e categorie private niente affatto proficui. Dopo la costituzione delle Autorità Portuali con la legge 84 del 1994, Sapir avrebbe dovuto spogliarsi del ruolo surrettizio di dominus del porto e assumere sempre più una cultura di imprenditorialità, rispettando però le regole del mercato, non agendo al di sopra o al contrario. Tutto è invece continuato come prima. Spetta anche al nuovo presidente dell’Autorità Portuale liberare il porto di Ravenna da questa palla al piede.