Tra le molte segnalazioni, debitamente firmate, che ci provengono sulle “Visite negate nei reparti dell’ospedale civile di Ravenna ai parenti dei familiari degenti”, riportiamo, da quella così intitolata, quanto segue: “Nel periodo del COVID-19 abbiamo perso il senso di umanità? Abbiamo perso il diritto a rimanere con i nostri congiunti nei momenti più difficili e bisognosi della propria vita? Sono venuto a sapere che presso i reparti dell’ospedale civile di Ravenna le visite ai propri cari vengono vietate categoricamente. Questo mi sembra assurdo. Basterebbe contingentare gli ingressi dei parenti con le appropriate protezioni. Mi rendo conto della difficoltà, ma se dobbiamo assistere un nostro familiare, abbiamo il diritto di ricevere la massima assistenza ed informazione possibile dal servizio sanitario. Molti problemi, apparentemente banali, si vivono con preoccupazione perché per il malato sono situazioni nuove, mai vissute. E ci va di mezzo la sua salute. L’ospedale deve anche venire incontro alle esigenze affettive e di relazioni umane del familiare degente. Mi appello, in particolare, alla Carta dei Diritti del Malato, tra i quali il Diritto alla protezione (punto 4) e il Diritto alla famiglia (punto 10)” afferma Gianfranco Spadoni, vice-presidente di Lista per Ravenna delegato alla sanità. 

Approfondendo il tema, abbiamo estratto dalle dichiarazioni del direttore sanitario dell’ospedale stesso, pubblicate il 9 giugno scorso, le seguenti affermazioni, che condividiamo in pieno: “Siamo consapevoli dell’attenzione che c’è sul tema, e per noi è prioritario individuare una soluzione che sia in grado di tutelare la salute dei degenti e, contemporaneamente, permetta di nuovo di stabilire un contatto fisico con i propri cari. Pensiamo a un regolamento ferreo, con fasce orarie stabilite e inderogabili. Occorrerà il pieno rispetto da parte di tutti delle norme di sicurezza, che in questo momento appaiono indispensabili…Solo per fare un esempio, sarà severamente vietato che i parenti accedano ai bagni riservati ai degenti. Dobbiamo evitare qualsiasi veicolo di contagio e promiscuità. Chiederemo a tutti coloro che entrano in ospedale massima attenzione. Tutto ciò andrà a vantaggio dei ricoverati…I visitatori, purtroppo, in maniera del tutto inconsapevole possono portare in ospedale infezioni anche pericolose per chi è debilitato…Ora che il picco è superato speriamo che gradualmente si possano sempre più facilitare gli incontri, che sono un elemento importantissimo per i pazienti. Ne siamo pienamente consapevoli…Dobbiamo pensare innanzitutto ai soggetti più deboli ed evitare che si sviluppino cluster all’interno delle strutture sanitarie” continua Spadoni. 

A distanza di oltre tre mesi abbiamo però verificato che nel nostro ospedale (come in altri, ad esempio in quello di Forlì) vengono applicate disposizioni tassative che impediscono l’accesso dei familiari, compresi i casi di malati terminali. Si possono unicamente lasciare effetti personali o qualche prodotto alimentare all’infermiera di turno, che provvede alla consegna al degente. Per casi veramente eccezionali, il direttore del reparto può autorizzare per iscritto il familiare ad una breve visita. Non siamo però riusciti ad ottenere in alcun modo copia e nemmeno conoscenza di tali disposizioni, regionali o aziendali che siano. Il 31 agosto ne abbiamo perciò fatto richiesta all’Ufficio Relazioni Pubbliche (URP), da cui non abbiamo ancora ricevuto risposta. Ci pare una mancanza di rispetto dei doveri di trasparenza e di corretta comunicazione coi cittadini che ogni pubblica amministrazione è tenuta ad osservare, tanto più quando eroga servizi che rispondono ad esigenze esistenziali primarie, tra le più delicate e sensibili” dichiara Spadoni. 

Ci rivolgiamo dunque al sindaco di Ravenna, quale presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria dell’AUSL Romagna, per chiedergli se intende interessare la Direzione generale dell’azienda affinché sia fatta chiarezza sulle norme da applicarsi negli ospedali pubblici di competenza per disciplinare l’accesso dei familiari alle strutture in cui sono ricoverati dei loro cari, nel pieno rispetto delle garanzie di sicurezza per tutti, secondo le considerazioni e le valutazioni di cui sopra, espresse dal direttore sanitario dell’ospedale civile di Ravenna il 9 giugno 2020″ conclude Gianfranco Spadoni.