“È di questi giorni un comunicato del presidente della Regione Emilia Romagna Michele de Pascale con il quale annuncia l’assunzione in Romagna di 119 infermieri per arrivare poi ad un inserimento di circa 374 professionisti. Una buona notizia che fa il paio con quella del ministro della Sanità Orazio Schillaci che a sua volta propone di raggiungere l’obiettivo di superare le 30 mila unità avvalendosi anche di un possibile accordo per portare infermieri indiani in Italia, così com’ è stato già sperimentato in altri Paesi.
È noto come la professione infermieristica rappresenti un pilastro del sistema sanitario, tuttavia sono mancate da molto tempo azioni concrete per migliorare le condizioni lavorative e per aumentare l’attrattività della professione. Non si tratta solo di aumentare le indennità economiche pur necessarie, ma è indispensabile anche superare le sofferenze e le carenze di personale, i doppi turni e altre situazioni di disagio che compromettono il corretto equilibrio tra la vita personale e quella lavorativa.
Un’altra questione non di poco conto riguarda il decollo dei Cau i cui risultati non sono certo privi di ombre, se si considera, tra l’ altro, come appaia indispensabile che questi centri siano inseriti in un contesto di medicina territoriale ancora in grande parte da realizzare. L’infermiere, assieme ai medici di famiglia appare come la figura di primaria importanza se si vuole davvero dare piena attuazione ad una medicina di prossimità sempre più vicina ai cittadini. Infatti sarebbe stato più coerente e funzionale l’istituzione dei Cau congiuntamente alla rete degli infermieri di comunità in un’ottica di reale integrazione, assieme ai servizi di prossimità.
Tra l’altro va considerato che nei bisogni urgenti di salute a bassa complessità il ruolo dell’infermiere è fondamentale ed è rappresentato da un’ alta percentuale di prestazioni che si riversano nei pronto soccorso.
Ad esempio, fenomeni come l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento della domanda di assistenza, unito al diffuso orientamento verso la deospedalizzazione del paziente (anche per questioni di spesa pubblica) richiedono una continuità assistenziale più vicina alla vita domestica dei pazienti. La figura dell’infermiere, dunque, è centrale sia nell’ospedalizzazione sia nell’assistenza sul territorio. “


























































