Immediatamente dopo la nomina del nuovo assessore regionale alla sanità Massimo Fabi, in merito ai Centri di assistenza e urgenza Cau, lo stesso assessore manifestò l’intenzione di rivedere l’organizzazione rispetto al modello individuato dal suo precedente omologo Raffaele Donini.

“I ‘numeri’ di accesso alle strutture in oggetto lascerebbero intendere un’attività soddisfacente, anche se sono emerse non poche questioni organizzative sull’impostazione complessiva” fa notare Gianfranco Spadoni, consigliere comunale di Lista per Ravenna.

“Infatti questi Centri sono stati presentati come pronto soccorso dedicati alle urgenze di minore gravità, ma in buona sostanza si sono rivelati come servizi di medicina di base. Certamente rappresentano una prima risposta ma il disegno complessivo non può certo prescindere dalla riorganizzazione della medicina territoriale assolutamente indispensabile e il cui decollo appare ancora molto lento. Ma tornando al tema dei Cau nessuno mette in discussione la loro funzione, ma certamente il ‘modello’ va perfezionato e dotato di risorse umane e strumentali adeguati. La carenza di professionalità e di competenze professionali è una prima questione. Mancano i medici e al contempo servono percorsi ben solidi di formazione. Una serie di problemi, dunque, che non attengono più alla sfera dell’eccezionale ma che sembrano essere cronicizzate senza prospettiva di soluzione nell’immediato. Indubbiamente va migliorata l’efficienza riducendo i carichi di lavoro del personale, e allo stesso tempo pare non siano così evidenti gli accessi al Pronto soccorso nonostante la presenza dei Cau”.

Secondo Spadoni: “Va perfezionata, inoltre, l’integrazione con i medici di famiglia per dare piena continuità alle cure, e allo stesso tempo appare ancora troppo confuso l’eventuale percorso privilegiato da instaurare fra il Cau e gli specialisti ospedalieri o l’accesso alla strumentazione diagnostica. Oltretutto il forte rischio è rappresentato dal fatto che in molti casi si tende a duplicare gli interventi per poi essere risolti in via definitiva al Pronto soccorso ospedaliero.
In ultima analisi siamo ben lontani dal raggiungimento dell’obiettivo primario finalizzato a limitare l’afflusso ai pronto soccorso, e, inoltre, si rischia che i Cau dequalifichino il livello della sanità pubblica in termini di risposta e di appropriatezza. Non vorremmo certamente che si profilassero all’orizzonte pericolosi tagli ai servizi in qualche modo mascherati dalla riorganizzazione dei servizi”.