A Ravenna, di nuovo uniti dalla direzione di Riccardo Muti e dall’appartenenza a due Paesi “fondamentali – Muti stesso sottolinea – per il mondo occidentale, per il contributo inestimabile con cui nei secoli ne hanno determinato il pensiero, l’arte, la filosofia”: questa sera alle 21, greci e italiani siedono l’uno accanto all’altro per il monumentale affresco musicale della Nona Sinfonia di Beethoven, che nell’Odeon di Erode Attico – sul pendio meridionale dell’Acropoli di Atene – è stato ammirato da 5000 spettatori. L’appuntamento al Pala De André è infatti la seconda tappa, dopo la capitale greca, delle Vie dell’Amicizia, che anche quest’anno onora quella vocazione al viaggio che da sempre attraversa il cuore di Ravenna Festival; viaggio lungo le rotte della musica e dell’arte, ma anche all’incontro fra culture e popoli. Il complesso di 200 elementi – spicca anche Francesco Manara, primo violino solista della Scala – è costituito dall’unione dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini con formazioni elleniche: Athens State Orchestra, Thessaloníki State Symphony Orchestra, ERT National Symphony Orchestra, Greek Youth Symphony Orchestra, City of Athens Symphony Orchestra, City of Athens Philharmonic. Musicisti a cui si uniranno le voci del Coro Costanzo Porta insieme a quelle dell’ERT National Choir e del Choir of the Municipality of Athens, preparati dai maestri Antonio Greco e Stavros Beris. Quello che è vero e proprio inno all’Europa e alla fratellanza tra i popoli è affidato alle voci del soprano di origine kazaka Maria Mudryak, del mezzosoprano russo Anastasia Boldyreva, del tenore Luciano Ganci e del basso, anch’esso di origine russa, Evgeny Stavinsky.

Il concerto, realizzato in collaborazione con il Festival di Atene e Epidauro, è reso possibile dal sostegno del Ministero dei beni e delle attività culturali, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della Regione Emilia-Romagna, dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene. La serata ha inoltre il fondamentale supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro settentrionale, del Gruppo Sapir, di Contship Italia Group e di Intesa Sanpaolo.

Se “l’esecuzione musicale è il simbolo della convivenza democratica, dove il singolo concorre al Bene Comune,” come sostiene Muti, allora “Atene è una delle città dove il progetto si realizza pienamente: come dimenticare che la democrazia nella sua più perfetta ed armoniosa espressione nasce proprio in Grecia?” Ravenna Festival non l’ha dimenticato e anzi lo ricorda concretamente, consapevole della responsabilità culturale che accomuna Grecia e Italia, radici mediterranee dell’Europa come la conosciamo oggi. E in una trentesima edizione del Festival che naviga “per l’alto mare aperto” – richiamando nel verso dantesco l’attitudine al sogno e alla visionarietà, insieme alla capacità di unire il passato, la storia, la “tradizione” con le domande che il presente ci pone – la capitale greca è diventata al tempo stesso tema e meta inevitabile di questo 23esimo viaggio; congiunta a Ravenna da un ponte di fratellanza che arricchisce la mappa di architetture del dialogo, della solidarietà, del fare musica insieme che il Festival ha tracciato negli anni.

Perché le Vie dell’Amicizia sono un’avventura che Ravenna Festival percorre fin dal 1997, dal primo rocambolesco volo diretto in una Sarajevo ancora fumante del fuoco di bombe e mortai, in risposta a una “chiamata”, una richiesta di aiuto che da quelle genti arrivava attraverso quel mare che ci separa e unisce, l’Adriatico. Da allora il progetto del Festival ha viaggiato da Gerusalemme a Beirut, nel pieno del conflitto del Libano meridionale, dalla ferita aperta di Ground Zero a New York a Istanbul e Erevan, cercando di unire i lembi di un contrasto che dura dal genocidio armeno di inizio Novecento; poi da una Damasco che sotto l’apparente tranquillità covava l’inferno all’esplosiva Nairobi, dall’irraggiungibile Teheran al delicatissimo equilibrio di Kiev. Risposte sempre pronunciate nell’unico linguaggio che sappia superare barriere di lingua e di cultura e unire i popoli in un unico respiro: la musica.

“In ognuno dei nostri viaggi – spiega Riccardo Muti – chiediamo ai musicisti delle orchestre e dei cori del luogo di aggregarsi alle nostre compagini: musicisti seduti allo stesso leggio spesso non hanno in comune che la musica, eppure riescono ad esprimere la stessa idea, lo stesso concetto”. Un abbraccio reciproco, un incontro e uno scambio di doni, che si realizza in una città simbolo del Mediterraneo e di tutta la cultura che attorno a questo Mare si è sviluppata, presso un popolo provato da anni difficili ma che con grande dignità sta riprendendo in mano il proprio destino. E la Nona Sinfonia di Beethoven è monumento della musica di ogni tempo, grandiosa e rivoluzionaria architettura sonora in cui il compositore, tra il 1822 e il 1824, sublima in sintesi perfetta lo stile operistico, la complessità sinfonica, il contrappunto sacro, elementi eterogenei che si fondono in un organismo unitario, ricco di idee timbriche e di raffinati disegni ritmici: un crogiuolo inventivo dall’inesauribile energia che culmina nell’irruzione della voce nell’ultimo inconfondibile movimento, sulle parole di Friedrich Schiller inneggianti alla gioia e alla libertà. Inequivocabile messaggio di pace e fratellanza universale.

Il concerto di Ravenna sarà trasmesso su RAI 1 lunedì 5 agosto, alle 23.30, con immagini dell’appuntamento ad Atene.