Un affollato presidio si è svolto nel primo pomeriggio di ieri davanti alla sede della Sapir, lungo la Classicana, per protestare contro il presunto transito di armi e componenti militari dal porto di Ravenna. L’iniziativa, promossa da BDS Ravenna, ha riunito decine di partecipanti che hanno esposto striscioni tra cui “No harbour for genocide”.
Secondo gli organizzatori, dal 10 ottobre 2025, data che definiscono come l’inizio del “cosiddetto accordo di pace”, centinaia di civili palestinesi sarebbero stati uccisi sia a Gaza sia in Cisgiordania. Il gruppo riferisce che “tonnellate di componenti militari e materiali dual use sono transitate dal porto di Ravenna e da altri scali italiani con destinazione Israele, mentre diverse segnalazioni sarebbero state ignorate”.
Il presidio ha causato un rallentamento del traffico nella zona portuale, con momenti di blocco temporaneo davanti ai cancelli della Sapir. La protesta intende richiamare l’attenzione sulle attività logistiche legate ai traffici internazionali di materiali sensibili.
«Chiediamo trasparenza alle autorità competenti – dichiarano gli attivisti – e un cambio di rotta da parte di chi amministra le infrastrutture e la città. È un dovere civico pretendere chiarezza sulla filiera bellica: vogliamo sapere cosa transita realmente dal porto, e che i lavoratori siano informati e messi in condizione di esercitare il proprio diritto all’obiezione di coscienza».
La mobilitazione segue altre iniziative analoghe organizzate nelle scorse settimane, e gli attivisti annunciano ulteriori azioni di sensibilizzazione sul tema.






















































