L’onorevole Ouidad Bakkali ha presentato un’interrogazione in Commissione al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, per denunciare la situazione sempre più insostenibile del servizio postale italiano.
«Nonostante Poste Italiane sia formalmente quotata in borsa – spiega Bakkali – lo Stato detiene una quota maggioritaria, direttamente e tramite Cassa Depositi e Prestiti. È quindi inaccettabile che, pur trattandosi di un servizio pubblico essenziale, continui la chiusura sistematica di uffici postali, la riduzione degli orari e il progressivo abbandono dei territori».
Dall’interrogazione emerge un quadro allarmante: circa 700 uffici postali chiusi in pochi anni, altri che operano solo a giorni alterni o in fasce orarie ridotte, e un drastico calo del personale, che nella provincia di Ravenna si è quasi dimezzato tra il 2012 e il 2025. «Insieme a una perdita netta di servizi per i cittadini – continua Bakkali – si assiste a un peggioramento delle condizioni di lavoro: contratti precari, straordinari non pagati, carichi di lavoro insostenibili e un aumento degli infortuni, anche gravi e mortali».
Secondo i dati diffusi dall’associazione “Precari in Rete”, nel triennio 2021-2023 si sono verificati oltre 14.500 infortuni tra i lavoratori delle Poste, di cui più di 3.700 gravi e 12 mortali.
Con l’interrogazione parlamentare, l’onorevole Bakkali chiede quali misure i Ministeri intendano adottare per fermare questa deriva, garantendo ai cittadini servizi di prossimità e ai lavoratori condizioni di impiego dignitose e sicure.
«Non possiamo accettare che un’azienda con oltre 150 anni di storia e un ruolo cruciale per la coesione sociale venga gestita con logiche aziendali miopi, che scaricano sui più fragili – anziani, pensionati e precari – i costi di una presunta efficienza»
























































