“Le città, luoghi deputati all’organizzazione della convivenza umana, risultano essere sempre più aggressive rispetto all’ambiente naturale in cui si sono sviluppate e si vanno sviluppando.

Venticinque anni fa veniva pubblicato in  Italia il “Manifesto del Terzo Paesaggio” di Gilles Clément, biologo, scrittore, entomologo e paesaggista francese, insegnante alla École nationale du paysage di Versailles, in cui venivano ridefiniti gli ambiti della biodiversità, l’estetica del paesaggio e nuovi modi di progettarlo. Un pensiero poco conosciuto dalle istituzioni pubbliche, che sempre più avvalorano il preconcetto che in qualche modo ci si debba “difendere dalla natura”.

Nell’operare in ambito urbano sulle sempre più rare aree verdi cittadine, le amministrazioni sembrano essere interessate all’inseguimento di finanziamenti pubblici più che a finalità reale progettazione e cura del verde urbano. Gli abbattimenti di alberi vengono spesso giustificati in nome di riqualificazioni che, paradossalmente, prevedono nuove piantumazioni con essenze che sicuramente non saranno certo in grado di compensare , almeno nel breve e medio termine, la perdita  degli esemplari precedenti, il più delle volte alberi che erano stati scelti storicamente in ambito urbano per precise caratteristiche e per la loro bellezza, ancora in buono stato di salute e che fanno parte del paesaggio e della geografia dei luoghi. In buona parte dei casi non si riscontrano anomalie strutturali e/o patologie che possano rappresentare un rischio per la salute e/o per la loro stessa stabilità.

Una pianificazione strategica e sostenibile delle infrastrutture urbane è alla base dell’equilibrio degli ecosistemi naturali interni e intorno alle zone urbane. Si dovrebbe rafforzare la presenza di zone verdi, la cosìdetta “foresta urbana” in grado di riqualificare il paesaggio e ridurre l’impronta ambientale dei centri urbani, senza ovviamente tacere l’insieme delle cause antropiche del cambiamento climatico e dei drammatici danni che esso comporta.

Le amministrazioni cittadine sono sempre più propense a considerare il verde (urbano e non solo) un problema, invece di una risorsa; si parla prevalentemente di rischi e pericoli possibili, alimentando una sindrome da paura verde. Cittadine e cittadini meriterebbero informazione e trasparenza e che i progetti che le/li riguardano venissero presentati, discussi e approvati attraverso reali processi di partecipazione civica.

Nella nostra regione e nel nostro territorio stanno avvenendo gravi operazioni di distruzione del verde, come ad esempio –  solo per citarne alcune – il previsto abbattimento di decine di grandi alberi nel Parco Don Bosco di Bologna, o la distruzione totale del patrimonio vegetale nelle golene della maggior parte dei corsi d’acqua, con motivazioni pretestuose e mettendo i territori di fronte ai fatti compiuti.

A Ravenna, nei giorni scorsi, Italia Nostra, Associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali, ha diffuso un comunicato stampa per denunciare gli “artifici linguistici” utilizzati nella divulgazione dei nuovi programmi  urbani della città che utilizzano slogan come “forestazione urbana” per distrarre l’attenzione da ciò che realmente sta succedendo, cioè l’abbattimento massiccio di alberi e un considerevole e spesso ingiustificato ricorso alle così dette capitozzature, mutilazioni delle chiome, che ne possono produrre il decadimento biologico.

Il Coordinamento Ravennate per il Clima Fuori dal Fossile sostiene la protesta di Italia Nostra, e ritiene che la salvaguardia del patrimonio vegetale esistente, e il suo auspicato incremento, debbano essere considerati un passaggio fondamentale nel contrasto alla catastrofe climatico-ambientale, assieme alla necessità di iniziare a percorrere con decisione la strada della progressiva e rapida riduzione  delle fonti fossili.”

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”