“In relazione alle dichiarazioni e alle polemiche, alcune surreali, apparse sui social e sulla stampa locale in merito all’aspetto del nostro Niballo, il Partito Democratico di Faenza fa presente che, contrariamente a quanto riportato, non ha né ha avuto in agenda un’eventuale modifica del colore del fantaccino dato alle fiamme nella oramai tradizionale Nott de Bisó”.

Il principale partito di maggioranza ha diffuso una nota stampa riguardante una delle polemiche che nei giorni scorsi hanno riguardato la rievocazione storica manfreda. Un tema sul quale da anni in realtà si discute in città, di tanto in tanto, pacatamente, ma esploso all’inizio dell’anno dopo una lettera di un faentino, da anni residente in North Carolina, che ha riportato a galla l’argomento

“Non tanto perché ci sono questioni più importanti, gravi ed urgenti a cui pensare, seguite per altro con attenzione, competenza ed efficacia da una amministrazione in gran parte targata PD. E nemmeno per mostrare un’eccessiva devozione all’ipotetica storicità di una tradizione plurisecolare” specifica la nota
“Il Palio, che amiamo ed apprezziamo per i suoi risvolti sportivi, sociali e culturali, è una manifestazione nata qualche decennio fa, che ha voluto richiamarsi ad un periodo affascinante ed importante per la storia della nostra città e del nostro Paese, ma non è una manifestazione tradizionale tramandata nei secoli. E in linea di principio ci sembra francamente eccessivo rivendicarne una presunta immodificabilità.

Siamo semplicemente convinti che le migliaia e migliaia di persone che, dal 1964 in poi, hanno assistito al rogo del Niballo lo abbiano fatto con animo libero da qualsiasi connotazione di carattere razzista, identificando nel fantoccio l’anno da lasciarsi dietro, coi suoi problemi e le sue brutture, per affrontare quello nuovo con fiducia e serenità, non certo il simbolo di una diversità etnica da contrastare”.

Non mancano le critiche alla Lega: “Troviamo risibili le polemiche e le levate di scudi registrate in questi giorni a difesa di una presunta sacralità del Palio. Viviamo in una società in cui la sensibilità verso le possibili discriminazioni di genere/etnia/orientamento sessuale è per fortuna molto maggiore di quella degli anni ‘60, nei quali, per esempio, si usava l’espressione “negro” non solo nel linguaggio comune ma anche nei media e nel discorso pubblico.

Il fatto che le persone oggi si facciano venire il dubbio che bruciare un’effige che potrebbe sembrare connotata etnicamente possa urtare la sensibilità di molti è un segno di civiltà e attenzione a quello che ci sta intorno e merita rispetto.

Un plauso dunque alla nostra Giulia Bassani e ai Giovani Democratici che, nel dare forma e contenuto alla loro passione politica, si fanno domande e provano a dare risposte o perlomeno a formulare qualche ragionamento. Politica può (e deve) essere anche pensare ad un mondo migliore (per tutti) e cercare di realizzarlo”.