Rimane alta l’attenzione da parte del Gruppo Europa Verde dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna sulla vendita, in asta giudiziaria, a un’immobiliare privata dell’area nota come Ortazzo e Ortazzino nel Parco Delta del Po in provincia di Ravenna. Vicenda dai contorni opachi che è stata portata alla luce grazie alla denuncia di Italia Nostra. Oggi, con una nuova interrogazione alla Giunta regionale presentata in Commissione Ambiente, la capogruppo Silvia Zamboni sollecita una riclassificazione della zona C portandola in fascia B per aumentarne i vincoli di tutela.
I 500 ettari acquistati dall’immobiliare anziché dall’Ente Parco sono suddivisi in tre zone, denominate con la classificazione A, B e C, con protezioni differenti e via via meno stringenti: 71 ettari sono in zona A denominata “a protezione integrale”, 340 ettari in zona B denominata “a protezione generale” e 72 ettari in zona C denominata a “protezione ambientale”, un grado di tutela meno stringente delle zone A e B. Con l’atto ispettivo Europa Verde interpella inoltre la Giunta regionale sull’opportunità di esaminare nel dettaglio la regolarità procedimentale della compravendita, valutando se ci siano gli estremi per impugnarla e dotare il Parco delle risorse necessarie ad esercitare il diritto di prelazione.
“L’unica garanzia di tutela e valorizzazione dei 500 ettari di Ortazzo e Ortazzino è metterli in mano pubblica” –dichiara Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. “Bisogna quindi fare ogni tentativo per consentire al Parco di fare quello che era doveroso fare: esercitare il diritto di prelazione disponendo dei fondi adeguati per l’acquisizione. La prima interrogazione che ho depositato il 10 agosto aveva per obiettivo fare chiarezza sui retroscena, i motivi e le responsabilità del mancato acquisto da parte dell’Ente Parco. Con l’interrogazione odierna sollecito invece la Giunta a provare a rimediare al mancato acquisto: verificando, da un lato, se per il Parco sia ancora possibile esercitare il diritto di prelazione; modificando, dall’altro, le tutele ambientali dell’area oggi classificata come C portandola in fascia B. Questa nuova classificazione, del resto, è supportata dalle caratteristiche ambientali – simili a quelle della zona B adiacente – assunte dall’area C che, a seguito di oltre 50 anni di totale abbandono, ha visto ricrearsi gli ecosistemi e gli habitat propri di quel territorio.
Ho accolto con soddisfazione la risposta all’interrogazione dell’assessora Barbara Lori che, pur specificando che la zona C deriva dalla presenza di un residuo di lottizzazione risalente agli anni ’70, non ha escluso che possa essere approfondita la scelta di riclassificare l’area come zona B, a partire dalla verifica delle condizioni sotto il profilo del valore ambientale e degli ecosistemi. Ho espresso soddisfazione anche rispetto alla decisione dell’Ente di gestione del Parco di affidare a due legali la verifica della regolarità del procedimento di vendita con l’obiettivo, qualora risultasse non corretto, di permettere nuovamente all’Ente di esercitare il diritto di prelazione dell’area ai sensi della legge n. 394/91. Infine, ho accolto con soddisfazione l’annuncio dell’assessora Lori sulla disponibilità della Regione a stanziare le risorse necessarie di fronte all’eventuale possibilità di acquisto dell’area da parte dell’Ente Parco. Si tratta di annunci rassicuranti – conclude la consigliera Zamboni. Resta l’incognita ovviamente sull’esito e sulla tempistica dei percorsi che si sono per riportare i 500 ettari di Ortazzo e Ortazzino in mano pubblica. Come Europa Verde auspichiamo non solo che tutto vada a buon fine, ma anche che quanto accaduto sia d’insegnamento in futuro per evitare il ripetersi di vicende analoghe che vedano sfuggire al pubblico beni di valore naturalistico straordinario”.