Legambiente lancia il Manifesto per costa dell’Emilia Romagna, un documento che parte dalle problematiche che attanagliano la costa emiliano-romagnola per far sì che si mantenga alta l’attenzione e mettere in luce le possibili soluzioni da adottare per avviare percorsi virtuosi e rendere questa fetta di territorio realmente sostenibile e motivo di vanto per l’intera regione.

Il Manifesto è stato presentato in occasione dell’evento di chiusura della tappa emilano-romagnola di Goletta Verde ed è frutto del lavoro di coordinamento dei Circoli di Legambiente della costa, che quotidianamente affrontano da vicino i problemi delle aree interessate, dal delta del Po fino al riminese.

“Il paesaggio costiero dell’Emilia-Romagna, infatti, rappresenta da sempre una parte rilevante dell’identità delle regione, oltre che un patrimonio naturale da tutelare e una risorsa turistica importantissima. È risaputo però che la pressione antropica e le trasformazioni avvenute nei decenni se da un lato hanno portato un innegabile benessere economico, dall’altro hanno causato danni irreversibili all’ambiente, con distruzione di interi ecosistemi.
Fra i problemi più rilevanti vale la pena ricordare la massiccia cementificazione, il rischio di inquinamento portato dai fiumi dell’interno, la plastica in mare, i rischi idraulici di ingressione marina e alluvioni fluviali determinati dall’abbassamento del suolo e dai cambiamenti climatici, a cui si aggiunge poi la contaminazione delle acque dolci di falda per effetto dell’intrusione delle acque salate marine. A queste pressioni “legali” si sommano poi quelle illegali, come la caccia e la pesca di frodo, gli incendi, gli abbandoni di rifiuti.

Si stima che dal 1988 al 2011 siano oltre settemila i metri di costa naturale scomparsi a causa dell’urbanizzazione, situazione peggiorata dal rischio idrogeologico e dai fenomeni legati ai mutamenti climatici. In primis la subsidenza (cioè il fenomeno di abbassamento del suolo) e l’erosione costiera che, sommati al rischio di innalzamento marino e all’aggravarsi di mareggiate dovute al cambiamento climatico, determinano un forte rischio di ingressione marina e alluvioni per gli abitati costieri.

Si tratta di un quadro già di per sé allarmante, reso ancora più grave dalle numerose concessioni di sfruttamento di giacimenti di idrocarburi a mare che negli anni hanno riguardato l’Alto Adriatico, con il tessuto economico di Ravenna che si è connotato come l’hub nazionale dell’Oil and Gas e dei servizi off-shore ad esso connessi.
Risulta quindi incomprensibile la notizia che recentemente il MiTe abbia concesso l’autorizzazione per la realizzazione di due nuovi pozzi di estrazione a mare e il rinnovo delle altre concessioni, così come la realizzazione del CCS. Un atteggiamento che stride fortemente con l’obiettivo del Patto per il Lavoro e il Clima in cui la Regione Emilia Romagna si è posta un obiettivo molto ambizioso: arrivare al 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2035. Si dovrebbe quindi piuttosto puntare sullo sviluppo delle rinnovabili e velocizzare la realizzazione di progetti già esistenti, come l’eolico offshore e il fotovoltaico galleggiante.”

Nel Manifesto di Legambiente emerge la centralità del turismo, negli anni caratterizzato da una pressione antropica elevata e concentrata in pochi mesi, che non ha fatto altro che mettere in evidenza diverse criticità: la gestione dei rifiuti, l’approvvigionamento idrico e la gestione dei reflui, a cui solo negli ultimi anni le diverse amministrazioni hanno cominciato a dare risposta. Ma soprattutto la conseguente mobilità incentrata sull’auto privata, anche se negli anni sono stati fatti passi in avanti con la creazione di nuove ciclabili e con lo sviluppo del trasporto pubblico e della sharing mobility. Sono primi passi che necessitano di sviluppi ulteriori, soprattutto in quelle località dove ancora non ci sono sistemi adeguati.

Proprio per questi motivi la proposta di Legambiente per la costa dell’Emilia-Romagna è quella di dare priorità alla messa in sicurezza fisica del territorio, facendo sì che questa zona turistica possa diventare un distretto di eccellenza della sostenibilità, in cui mobilità, produzione di energia verde e gestione dei rifiuti siano all’avanguardia a livello nazionale ed internazionale.