Negozi di pc, smartphone e informatica in generale resteranno aperti. Così come supermercati, farmacie, banche, Poste. Ma con il nuovo Dpcm appena firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il giro di vite – che nel provvedimento dello scorso 11 marzo aveva riguardato soprattutto il commercio – punta ora soprattutto su fabbriche e industrie in genere. Troppi i lavoratori costretti a recarsi sul proprio posto di lavoro mettendo a rischio la propria salute e quelle dei propri colleghi in attività che l’esecutivo non ritiene “essenziali”.

Il decreto parla di “sospensione delle attività produttive industriali o commerciali” ad eccezione delle filiere necessarie e di quelle che consentano il funzionamento di queste ultima e indica un elenco con poco più di 100 attività che potranno continuare a restare attive. Allo stesso tempo però, il testo provvisorio del provvedimento spiega che “resta fermo, per le attività commerciali, quanto disposto dal dpcm 11 marzo 2020 e dall’ordinanza del ministro della Salute del 20 marzo 2020”.

La lista  completa figura negli allegati del Dpcm. Si va dalle “Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali” a “Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico”.

Nel decreto viene consentita “sempre l’attività di produzione, trasporto, commercializzazione consentita e consegna di farmaci, tecnologia sanitaria e dispositivi medico-chirurgici nonché di prodotti agricoli e alimentari. Resta altresì consentita ogni attività comunque funzionale a fronteggiare l’emergenza”. Garantite, inoltre, le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del Prefetto. Le attività sospese, si legge nel testo, possono continuare con lavoro agile.

Nel suo intervento nella serata di sabato Conte ha parlato di stop a “ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali”, ricordando però che sarebbero rimasti aperti supermercati, farmacie e parafarmacie e che continuerebbero ad essere garantiti servizi bancari, postali e assicurativi. Attività che anche se non figurano nel nuovo elenco erano state già disciplinate, insieme all’intero settore del commercio, nel provvedimento dello scorso 11 marzo.

DPCM-22-MARZO-2020

fonte Repubblica