Il Sindaco di Firenze Dario Nardella ha consegnato stamattina ad Antonio Patuelli, Presidente dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) e del Gruppo bancario La Cassa di Ravenna il Fiorino d’oro, massima onorificenza della Città di Firenze già in passato assegnata a grandissime personalità come Papa Giovanni Paolo II, Nelson Mandela, Roberto Benigni e Paolo Grossi. La cerimonia si è tenuta nella Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio, un museo nel museo di grandissimo valore simbolico in cui il Sindaco Nardella ha spiegato le motivazioni dell’assegnazione: “Ad Antonio Patuelli, Presidente Abi – recitano le motivazioni del premio – personalità di grande caratura intellettuale, che a Firenze ha scritto una pagina importante della sua storia, anche in virtù dei profondi studi danteschi, e grazie a un intenso legame di formazione culturale – la laurea in giurisprudenza con Paolo Grossi e l’attività di giornalista – a passioni personali, alla presenza qualificata in diverse istituzioni culturali fra cui l’Accademia dei Georgofili, il Gabinetto Vieusseux qui rappresentato dal Presidente Senatore Riccardo Nencini, l’Accademia della Crusca. Un riconoscimento alla persona, alla competenza, allo stile, agli alti valori etici con cui ha interpretato le diverse funzioni ricoperte”.

Patuelli, visibilmente commosso, ha preso quindi la parola per raccontare le emozioni di una giornata per lui speciale: “Provo grandi emozioni  ha detto ad essere qui oggi a Palazzo Vecchio: primo, per il suono delle chiarine che mi ricordano l’unione tra Firenze e Ravenna che celebriamo tra l’altro tutti i mesi di settembre nel nome di Dante; secondo, perché il Fiorino d’Oro è il primo emblema del Rinascimento sia in termini cronologici, a meta del Duecento, sia simbolici, perché quella era un’epoca in cui tornava nei nostri territori la fiducia in se stessi, riprendeva la monetazione e proprio il Fiorino era una moneta internazionale, riconosciuta ovunque fino a Costantinopoli, ed era allora una moneta forte come è l’euro oggi”. Il terzo motivo di emozione per Patuelli è anche personale: “Mia moglie Giulia è romana  ha raccontato  ed io sono romagnolissimo. Era inevitabile scegliere una via di mezzo per il matrimonio e proprio a Firenze ci sposammo due volte: la prima con la cerimonia civile a Palazzo Vecchio, il giorno in cui l’Italia si fermava per la partita Italia-Argentina ai mondiali dell’82, e poi a Santa Maria in Marignolle per il rito religioso”. Patuelli ha poi ricordato il collegamento che da sempre esiste tra Ravenna e Firenze, basato sulla figura di Dante ma anche sulla condivisione di una storia comune. Di questa condivisione storica sono rimaste oggi la cultura di cui è esempio  l’Accademia degli Incamminati di Modigliana  di cui sono stato Presidente, e che è un luogo simbolico per la consuetudine di guardare verso le vallette che portano verso il crinale di Firenze, verso quella città e quelle istituzioni secolari che dalla Romagna sono percepite come garanzie irripetibili di intransigenza morale. Perchè, e qui è il messaggio, l’intransigenza morale impone che in economia anche quello che è consentito dal diritto non si debba fare se non è coerente con l’etica”. La Sala degli Elementi, capolavoro vasariano che richiama i quattro elementi fondanti dell’universo, è stata ieri affollata da tantissime personalità che hanno voluto essere presenti a questo momento storico: presenti tra gli altri i Presidenti Giovanni Tamburini della Banca di Imola e Sergio Ceccuzzi del Banco di Lucca e del Tirreno, banche appartenenti al gruppo La Cassa di Ravenna, e il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Ernesto Giuseppe Alfieri con numerosi consiglieri.