Occorre operare una mappatura puntuale delle aree realmente disponibili. Vanno tutelati e riconosciuti gli investimenti fatti dalle imprese. Dopo un lungo periodo di crisi segnato dall’emergenza pandemica non possiamo rischiare di compromettere la ripartenza di un settore vitale per l’economia dei territori costieri

Nel pomeriggio di ieri, 8 marzo, CNA Balneari ha illustrato alla Commissione Industria del Senato nell’ambito dell’esame della Legge per la concorrenza (AS 2469) le proprie proposte emendative all’emendamento del Governo relativo a disposizioni sulle concessioni demaniali.

Premessa a qualsiasi scelta è lo svolgimento di una mappatura puntuale che indaghi in particolar modo la disponibilità delle aree demaniali che possono considerarsi libere, valutando quindi anche la possibilità di una continuità aziendale per gli attuali concessionari laddove il bene non risulti scarso.

“Il confronto in Commissione Industria è stato un momento prezioso che ci ha consentito di ribadire le nostre istanze – afferma il presidente di CNA Balneari di Ravenna e Cervia – Bruno Borghetti – per tutelare gli imprenditori che hanno investito garantendo occupazione, difesa della costa, sicurezza dei turisti nell’ambito di un modello di successo tra cui si segnala, come esempio virtuoso, quello romagnolo delle piccole e medie imprese integrate con il turismo”.

In Commissione abbiamo illustrato gli emendamenti che proporremo – aggiunge Borghetti – allo scopo di ottenere il pieno riconoscimento del valore materiale e immateriale delle imprese ed in particolare quello aziendale, sottolineando anche il ruolo fondamentale che devono giocare la Regione e gli enti locali, grazie alla conoscenza puntuale delle singole specificità territoriali”.

Conclude così la presidente territoriale di CNA Turismo e Commercio di Ravenna,Laura Sillato: “È strategicamente molto importante per il sistema economico ravennate poter contare su una soluzione rapida ma che tuteli i diritti degli operatori, consentendo di dare certezze e prospettive alle imprese e, di conseguenza, un futuro all’economia turistica del nostro territorio. Non si può rischiare di compromettere ulteriormente un settore già fortemente segnato dall’emergenza sanitaria e che sta attendendo un rilancio. I timori di una possibile scadenza, non gestita, delle concessioni al 2023 non consentirebbero, per ovvie ragioni, nuovi investimenti, compromettendo quindi le buone prospettive che sarebbero potute derivare dal PNRR e dagli altri fondi turistici. Questo è dimostrato, purtroppo, dal numero ristrettissimo di imprese balneari (solo il 2% delle domande presentate) che hanno potuto partecipare, secondo l’art.1 del DL 152/21, all’erogazione del credito d’imposta e al contributo a fondo perduto per le imprese turistiche”.