Il 20 agosto scorso, Lista per Ravenna presentò al sindaco l’interrogazione intitolata: “RAVENNA RIFIUTOPOLI DELLA REGIONE. Maglia nera nella raccolta differenziata. Inceneritore da chiudere, discarica da non ampliare”. Nel capitolo dedicato all’inceneritore era scritto. “Accanto alla discarica, resterà attivo anche l’inceneritore di rifiuti urbani indifferenziati), che tra gli otto esistenti in regione sarà il solo, insieme a quello di Piacenza, a non essere chiuso, alla faccia della pianificazione regionale 2019 e del programma di mandato del sindaco De Pascale, che ne prevedono la cessazione. È un impianto arcaico, che non soddisfa le tecniche più avanzate sulle emissioni in atmosfera, contribuendo alla mal aria che si respira nell’ampio raggio intorno, città e dintorni compresi. Esso pure, tra breve, a servizio di mezza regione?”.

A distanza di un anno, si è avuto (mentre tutto il resto di quanto denunciato nell’interrogazione è tal quale) l’annuncio, da parte di Hera, che l’inceneritore sarà chiuso il prossimo dicembre. Una nota Cgil, Cisl e Uil, pubblicata lo scorso 24 settembre, ha però annunciato che Hera ha aperto la procedura di mobilità “per 27 lavoratori e 2 lavoratrici ad oggi impegnati per il funzionamento dell’impianto sito in via Romea Nord”, precisando come questa procedura preveda “che, in mancanza di un accordo sul ricollocamento dei lavoratori in esubero, gli stessi possano essere licenziati” e che “altri 30 lavoratori dell’indotto (trasportatori, meccanici manutentori, addetti alle pulizie industriali) dovranno anch’essi trovare una nuova occupazione in altre attività produttive”.

La triplice sindacale ha chiesto dunque ad Hera di “non attivare le procedure di mobilità e di attivare immediatamente un tavolo di confronto con i sindacati di categoria per vagliare tutte le soluzioni che possano scongiurare la perdita di oltre 60 posti di lavoro”, chiedendo inoltre “a Regione e Comune, essendo direttamente parti in causa, di farsi portatori di progetti e investimenti su discarica, impianto F3 e impianti oggi esistenti nel territorio, in grado di salvaguardare il saldo occupazionale ricollocando le maestranze complessivamente coinvolte”.

Aggiungendo che si tratta di manodopera molto qualificata, meritevole di non essere dispersa da Hera, con maggiore appesantimento della disoccupazione e della sottoccupazione che travagliano pesantemente anche la nostra città, e considerando le potenzialità di progresso industriale del settore rifiuti che, a maggiore tutela dell’ambiente, possono svilupparsi nel nostro territorio, chiedo al sindaco quali azioni ha intrapreso e intendere intraprendere presso Hera, di cui è tra i principali “azionisti” per conto del Comune di Ravenna, per dare ascolto all’appello di CGIL, CISL e UIL