Via Argirocastro non è più una strada secondaria a fondo chiuso ai margini della periferia nord-est di Ravenna, ma una bella strada, larga e rettilinea, parallela alla via Chiavica Romea, posta al centro di un nuovo quartiere residenziale. Al suoi lati, partendo da via delle Industrie, nei pressi dell’Accademia di Belle Arti, e terminando nel punto in cui confluisce, a sinistra, in via Butrinto, sorgono numerose attività d’impresa, tra cui un pub, un centro yoga, una pizzeria, l’AR.CO Lavori, il supermercato Famila, il CZ Mercatone, un ristorante.

Si stenta dunque a credere che sull’area verde confinante con via Argirocastro stessa, con via Malta, sua parallela, ed oltre, essendoci sul lato opposto un campo agricolo, regni il più vistoso degrado, rappresentato da sponde del campo non tagliate, da vegetazione incolta e inestricabile alta uno o due metri e da grossi cumuli di fogliame e vegetali accatastati malamente, entro cui proliferano e dimorano animali sgraditi come nutrie e topi, terreno fertile di allevamento per insetti e specialmente zanzare.

La preoccupazione maggiore dei cittadini, segnalata con foto a Lista per Ravenna, è data da una grossa tubazione di scarico a cielo aperto, che, seminascosta dal fogliame, finisce in una grossa pozza di liquame putrido. Evidente il rischio di sicurezza e di igiene per chi abita nei pressi, tra cui bambini, oltreché lo spettacolo indecoroso e incivile offerto ai bordi di un centro urbano, in contrasto peraltro con la cura mostrata dal Comune verso altre aree verdi vicine. Secondo notizie pervenuteci, alcuni residenti in zona stanno pagando da qualche tempo una ditta privata per bonificare l’area dagli insetti, con non pochi disagi, dovendosi rinchiudere gli animali domestici durante la disinfestazione, coprire con teloni le piante interne alle case, ecc . Diverse segnalazioni sono state rivolte da tempo a vari uffici comunali, per sollecitare interventi risolutivi di tale sconcio, senza ottenere i risultati sperati.

Occorre infatti tagliare le erbacce ben più di una o due volte l’anno; verificare il perché del tubo di scarico a cielo aperto e porvi rimedio; tagliare col laser il fossato esistente per dargli la giusta inclinazione in direzione statale Romea Nord, onde incanalarne la acque in un apposito scolo anziché farle accumulare e ristagnare sul terreno; ecc.. Tutti interventi o altri che non sta neppure ai cittadini indicare, perché spetta agli uffici tecnici del Comune definire quali siano atti a risolvere le varie concomitanti cause di vistosa degradazione dell’ambiente urbano.

Da informazioni assunte informalmente le aree in questione, come anche il campo agricolo confinante, sarebbe di proprietà del Comune. Numerose appaiono comunque al riguardo le infrazioni a norme disposte dal Comune stesso, come riportiamo di seguito:

  • il regolamento del Verde stabilisce, all’art. 15.2, che “le aree verdi e/o incolte […] devono essere mantenute in uno stato decoroso che non sia causa di disagi, pericolo, problematiche di tipo igienico-sanitario (con particolare riferimento alle misure finalizzate al contenimento della zanzara tigre e delle allergie). In particolare l’erba non dovrà mediamente superare l’altezza massima di 50 cm”;
  • l’ordinanza del sindaco n. 1119 del 2008 dispone “che tutti i soggetti, privati e pubblici, proprietari di immobili nel territorio del Comune, sono obbligati[…]alla pulizia di tutti gli spazi esterni che costituiscono parti degli immobili o pertinenze degli stessi, rimuovendo accumuli di materiale vario, deiezioni di animali, erbacce e sterpaglie”;
  • le ordinanze estive del sindaco contro la zanzara tigre impongono di “tenere sgombri i cortili e le aree aperte da erbacce, da sterpi e rifiuti di ogni genere e sistemarli in modo da evitare il ristagno delle acque meteoriche o di qualsiasi altra provenienza”;
  • il nuovo regolamento di Polizia urbana, afferma, all’art. 7, riguardo ad “immobili e terreni”, che “i proprietari, ovvero i detentori a qualsiasi titolo con doveri di custodia, hanno l’obbligo di mantenere in condizioni decorose gli edifici, i fabbricati, come pure terreni, parchi e giardini privati”.

Dunque, che sia di proprietà comunale – ne chiediamo conferma – o no, la condizione esposta circa il terreno di cui sopra non può essere ulteriormente tollerata senza che la Polizia locale intervenga a ripristinare l’ordine e a sanzionare i responsabili dell’incuria e del degrado.

Si preferisce, al momento, chiedere al sindaco se intende far sì che gli uffici comunali competenti restituiscano a tale terreno decoro e pulizia.