“De Pascale, neo eletto presidente della Regione, non perde già occasione per sostenere che gli aeroporti di Forlì e Rimini devono fare insieme con quello bolognese “dopo anni in cui sembrava aver penalizzato soprattutto quelli romagnoli”. Alla scadenza del suo secondo mandato come sindaco di Ravenna, pare tuttavia a Lista per Ravenna che il nostro Consiglio comunale debba finalmente prendere atto che la nostra città “potrebbe collaborare proficuamente coi due scali aeroportuali civili della Romagna, se si impegnasse a far riconoscere finalmente il ruolo che merita, finora disconosciuto, al proprio ultracentenario aeroporto Guido Novelli La Spreta, di proprietà dei ministeri dei Trasporti e della Difesa. Per la sua ampia dimensione e le considerevoli strutture, potrebbe, se potenziato e riqualificato, sviluppare funzioni rilevanti, non già competitive con Forlì e Rimini, ma integrative e complementari”. Questo è l’inizio della proposta di deliberazione del Consiglio comunale, che, dopo essermi confrontato con apprezzati esperti del settore, ho appena depositato con questo oggetto: “Rilanciare l’aeroporto La Spreta come scalo dell’aviazione generale a supporto degli aeroporti civili di linea del territorio”. Di seguito la sintesi.
Il Piano Nazionale degli aeroporti 2022-2035 dell’Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC) riconosce che “oltre al sistema degli aeroporti commerciali principali […] è presente una rete di infrastrutture di volo minori che spesso non raggiungono le condizioni favorevoli di mercato, ma che possono costituire la struttura di supporto alla rete principale generando una radicalizzazione della stessa sul territorio”. Tale rete, definita “Regional air mobility”, è “implementabile attraverso la valorizzazione e l’impiego […] degli aeroporti di aviazione generale”.
Il suddetto indirizzo del Piano Nazionale degli aeroporti rappresenta dunque un assist perfetto per rilanciare l’aeroporto La Spreta, riprendendo lo studio/proposta su un “aeroporto municipale per l’Aviazione Generale”, che l’Aeroclub Baracca, meritorio gestore dello scalo, aveva pubblicato nel 2006, fondato sul seguente passo essenziale: “Inutile pensare a sviluppi in concorrenza con gli scali di Rimini, Forlì e Bologna. L’aeroporto di Ravenna potrebbe svilupparsi secondo direttrici alternative ed uniche che si riassumono nelle attività dell’Aviazione Generale, sommariamente elencate: centro di istruzione al volo (una università del volo), consegna veloce (corrieri), collegamenti di medio raggio (est europeo), attività di protezione civile (addestramento del personale e base operativa), turismo aereo”. In linea con questo approccio, l’allora presidente della commissione trasporti della Camera di Commercio, Giampaolo Monduzzi, propose, nello stesso anno, di svilupparlo entro un progetto di valorizzazione della Darsena, sulla base dello studio prodotto dall’ing. Roberto Nicolucci, presidente della società Techno, lanciato poi, nel 2007, dalla Fondazione dei Trasporti e della Logistica. Contemporaneamente, la CNA si batté molto nella stessa direzione, paragonando lo sviluppo dell’aviosuperficie ravennate a quello del porto. Tutto però non ha avuto seguito.
L’area dell’attuale La Spreta fu destinata al volo già dal 1916. Nel 1937, fu dotata anche di alloggi per piloti, di un hangar e dei locali di servizio. Nel 1945, dopo i danni della guerra, tornò operativa come base per l’addestramento dei piloti. Nel 1955, vi fu realizzata la prima pista d’asfalto, insieme a nuovi piazzali per la sosta. Nel 1962, vi furono costruiti l’attuale palazzina e gli hangar. L’Aeroclub Baracca gestisce già le scuole di volo e di paracadutismo. Ma l’aeroporto ravennate, prossimo alla tangenziale e alla superstrada E45, disponendo anche di vasti spazi per essere ampliato, occupa una posizione strategica di prim’ordine, capace di produrre sviluppi infrastrutturali utili non solo alla città, ma anche a tutto il litorale, finanche nel ferrarese, e all’entroterra collinare. A differenza di Forlì, Rimini e Bologna, non ha centri abitati, né antenne, torri, acquedotti, capanni industriali, ecc., a ridosso della pista. Non confligge con l’area di rispetto della basilica di Sant’Apollinare in Classe e del Museo Classis, potendo stabilire rotte dei velivoli adeguate a proteggerle. Dispone già, entro un’area interamente recintata, di due ampi piazzali, pompe di carburante, due hangar, una pista di 1,2 chilometri, fasce di sicurezza, torre di controllo, ampie sale con bar, sala scuola, servizi, postazioni antincendio, ecc. Potrebbe, per esempio, diventare base per elicotteri (turistici, della protezione civile o di visione in volo della città), nonché per crociere in dirigibile (se ne parlò anche nello studio del 2006), e stabilire, a beneficio di nuove forme di turismo, collegamenti con strutture aeroportuali similari della Croazia o dell’Est Europa, tramite aerei di non elevate dimensioni. Sarebbe in grado, mediante voli programmati appositamente, di ridurre i tempi di viaggio a chi deve raggiungere la città per partire con le navi da crociera; di incentivare il turismo privato o in aerotaxi; di dare maggiore importanza alla scuola volo appoggiandosi al campus locale dell’Università; di organizzare manifestazioni a tema (l’ultima è stata il “Fly Fest” del 2007); di creare officine per il rimessaggio e la manutenzione dei velivoli in appoggio agli aeroporti maggiori, come è avvenuto a Reggio Emilia.
Tante sono dunque le possibilità di sviluppo dell’aeroporto di Ravenna. Il Comune potrebbe riprenderne il filo, più volte troncato, chiamando ad un confronto concreto ed operativo innanzitutto la Regione, ma anche l’Autorità portuale, la Sapir, la Camera di Commercio, le confederazioni imprenditoriali, ecc., col supporto tecnico qualificato dell’Aeroclub Ravenna. Lo scopo è presto detto: mettere a punto le linee di base per un progetto di crescita e valorizzazione dello Spreta, con cui attivare un confronto, da un lato con l’ENAC e i ministeri interessati, dall’altro con gli aeroporti di Forlì e Rimini. Lavoro da portare a sintesi costruttiva entro il 2025, per poi passare alla fase operativa procedendo con stralci graduali all’interno di un quadro d’insieme. Questo è l’indirizzo che la mia proposta di deliberazione chiede al sindaco e alla giunta comunale pro-tempore di assumere e di sviluppare proficuamente, passando poi il testimone all’Amministrazione che subentrerà la prossima primavera.”
























































