Apprendiamo nuovamente di sacrosante rimostranze sindacali del comparto sanitario, lamentanti le ormai scandalose criticità presenti nel nostro ospedale ravennate. Questa volta sono Nursind e Uil Fpl a portare avanti lamentele, ormai arci note, in merito alla situazione del Pronto Soccorso.

In questo periodo dell’anno, come ogni anno, da anni, il Pronto Soccorso affonda ed affoga in un numero di accessi giornalieri sconcertanti, con 670 dimissioni solo negli ultimi 3 giorni. Numeri insostenibili ed inaffrontabili per gli operatori sanitari, medici, infermieri e oss, che ora dopo ora si ritrovano a lavorare con stress, fretta e confusione costante, aumentando i rischi di errore in maniera esponenziale.

A nulla servono le annuali richieste di aiuto sia da parte delle rappresentanze sindacali che dalla politica, per poter attuare una revisione seria dell’organizzazione del PS, con aumento di organico concreto e operoso, tanto che ci si ritrova ad ottenere contentini pressochè inutili come, dopo il mitico reparto polmone già soffocato, la presenza di due infermiere volontarie della Croce Rossa, le quali, sia chiaro, offrono un lavoro prezioso e soprattutto non a scopo di lucro, ma non prestano cure ed in questo caso, invece, ci troviamo di fronte a criticità che necessitano soluzioni molto più ampie ed impattanti, per evitare un collasso ormai imminente.

E’ pertanto ormai evidente a tutti quanto il Santa Maria delle Croci sia entrato, per non si sa quali motivi, nella lista nera della Dirigenza ASL di Area Vasta Romagna, a dimostrazione del fatto che, come spesso accade, un territorio, senza un proprio peso specifico forte, come nel caso di Ravenna, quando entra nelle macro aree ottenga più problemi che vantaggi. Giochini politici e permali personali, questi, che non colpiscono solo gli “avversari di tavolo”, ma si ripercuotono sulla pelle dei cittadini, i quali, sono stati o potrebbero essere, prima o poi, pazienti, compresi anche coloro che oggi si stanno preoccupando solo dei propri interessi o mal di pancia.

Il problema del Pronto Soccorso, comunque, deriva da criticità più lontane: è stata fino ad ora attuata una politica sanitaria di accentramento e non di decentramento, concentrando quindi gli ingressi ed i flussi sull’ospedale, anziché lavorare su una migliore e più capillare medicina territoriale.