Sebbene in seguito all’emergenza sanitaria dovuta al Covid si stia recuperando sui tempi delle visite mediche, ancora i dati “non ci confortano, perché solo il 30-40 per cento delle volte si riescono a rispettare i tempi previsti”. Per questo anche in Emilia-Romagna “c’è un problema, perché se il cittadino chiama per fare una gastroscopia e non si riescono a rispettare i tempi, poi paga 300 euro nell’azienda pubblica e dopo due giorni la fa. Se non riusciamo a rispettare I tempi previsti, rischiamo solo di obbligare i cittadini a pagare una somma”. A sottolineare come esistano ancora criticità in questo senso nelle Aziende sanitarie della regione è Udicon, pur evidenziando comunque “un’attività di recupero delle visite che sono state lasciate indietro dall’azione della pandemia”.
Ad ogni modo, sottolinea il presidente regionale Vincenzo Paldino alla ‘Dire’, la strada è ancora lunga. “Ci sono agende chiuse per alcune prestazioni e non si riescono a rispettare I tempi previsti per le visite”, che corrispondono a una media di “30 giorni per le visite e 60 giorni per esami strumentali”. Per quanto riguarda i settori specifici, alcuni esempi: “Sulle visite diabetologiche riusciamo solo nel 30% dei casi a rispettare I tempi, per le spirometrie siamo al 35%, per la gastroscopia al 30%, la colonscopia al 40%, le visite fisiatriche al 40%”. Situazione migliore invece per le risonanze magnetiche muscolo-scheletriche “dove si arriva al 70%”, e infine il dato confortante del “100% sui malati oncologici, dato piuttosto importante”. Per Paldino, il problema deriva dalla relazione “fra quello che è il servizio sanitario e quello che viene svolto in regime di privato all’interno delle Aziende sanitarie, il famoso intramoenia. Va bene lasciare la libera professione, ma solo quando riusciamo a rispettare i tempi previsti”.