Con il monologo di stand-up comedy STUPIDA SHOW!, PAOLA MINACCIONI sarà protagonista sul palcoscenico del Teatro Masini di Faenza sabato 13 gennaio alle ore 21.

Stupida Show! Paola Minaccioni Special è uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo, scritto da Gabriele Di Luca, che ne è anche regista insieme a Massimiliano Setti, autore delle musiche.

Il progetto è stato ideato e costruito intorno a una domanda fondamentale: quali temi hanno il compito di indagare la comicità oggi? E quali sono gli aspetti più scomodi del nostro presente che vale davvero la pena raccontare, in grado di offrirci una nuova e diversa chiave di lettura sulla realtà?

Dopo la rappresentazione a Faenza, lo spettacolo replicherà al Teatro Diego Fabbri di Forlì domenica 14 gennaio alle ore 21.

In un periodo di generale smarrimento e incertezza come quello in cui viviamo, in un tempo pieno di retorica, slogan, proclami populisti, ipocrisia, divisioni sociali, disonestà intellettuale e finzione, dove l’indagine di alcune tematiche e l’uso di un linguaggio senza filtri vengono condannati da una certa opinione pubblica perbenista, sembra davvero di vivere in un Truman Show: vengono censurate le parolacce o i così detti “cattivi pensieri” in tv, quasi a proteggere la sensibilità dei cittadini, ma, al tempo stesso, vengono esposti in prima serata corpi femminili seminudi, dati in pasto a un pubblico maschile di massa. Viene condannata un’analisi onesta, seppur spesso cinica della società, ma viene esposto e strumentalizzato commercialmente il dolore. Tutto ciò ci porta a chiederci: cos’è la vera volgarità? In questo contesto, una comicità dissacrante che getti luce sulla realtà e abbatta il muro della retorica, può forse dare il suo contributo nell’indagare l’uomo e la società contemporanea, offrendo la possibilità di metterci in discussione senza preconcetti e finti perbenismi.

Stupida Show è uno spettacolo per cuori coraggiosi: politica, potere, differenze di genere, violenza, maternità, sessualità, razzismo, egoismo, pornografia, famiglia, individualismo, tensioni sociali… sono solo alcuni dei temi che si intendono affrontare in questo nuovo progetto dove Paola Minaccioni accompagnerà il pubblico nell’inconfessabile e nell’indicibile, nei nostri piccoli inferni personali per dare voce a tutta quella follia e a quelle frustrazioni che ci abitano, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di confessare a nessuno. 

Il tutto raccontato attraverso lo sguardo di una donna in grado di trasformare le sue ferite personali e i fallimenti in una comicità travolgente, dove il destinatario del suo dialettico “atto terroristico” sarà il suo primo avversario naturale: l’amore. 

In Stupida Show, quindi, Paola Minaccioni non incarnerà certo il ruolo della tenera eroina, vittima di un mondo crudele, non sarà la donna da compatire, bensì da temere! Si porrà a noi come l’antieroe per eccellenza, svelandoci i vizi, i lati oscuri e la follia di chi nella vita sa bene cosa significa inciampare, di chi è stufa di sopportare la retorica qualunquista della contemporaneità e ha voglia di dircene quattro.

Domenica 14 gennaio alle ore 21, per la rassegna Teatri d’Inverno – sguardi sulla drammaturgia contemporanea, il Teatro Masini di Faenza ospita lo spettacolo Figli di Abramo (Abrahams Barn), una produzione del Teatro del Loto. Lo spettacolo sostituisce l’annunciato PeerGyn Trip che la compagnia avrebbe dovuto rappresentare nella medesima giornata.

Nella sola Norvegia, Abrahams Barn di Svein Tindberg ha superato i 150.000 spettatori, diventando un vero e proprio “Blockbuster” del Teatro di narrazione. Tradotto e diretto da Gianluca Iumiento, adattato e interpretato, in esclusiva per l’Italia, da Stefano Sabelli, Figli di Abramo è una sorta di Mistero Buffo incentrato su vita e dinastia di Abramo, Patriarca e Profeta comune all’Ebraismo, al Cristianesimo e all’Islam. 

Il monologo mette in scena il diario di viaggio di un attore, che da Gerusalemme si mette alla ricerca dell’Abramo perduto. La storia dell’uomo che da 4 millenni è riferimento di fede per miliardi di persone sulla Terra, è narrata in modo colto ma pure con grande ironia e divertimento. Sono così, rievocati mito e leggenda del primo profeta monoteista dell’Umanità. Un vero innovatore che a Ur dei Caldei, dov’era nato, in Mesopotamia, rifiutò l’idolatria dei suoi tempi, per credere in un solo e unico Dio creatore.

Da ribelle ai facili idoli, Abramo, divenne, per questo, il primo esule braccato dell’Umanità e il suo perenne peregrinare – dalla Mesopotamia all’Egitto, dalla Cisgiordania alla Penisola arabica, dal Mar Rosso al Mediterraneo – fu teso alla ricerca e all’approdo della Terra promessa.

Figli di Abramo, indaga l’origine delle tre grandi fedi monoteiste, entrando nel merito della loro comune discendenza abramitica. Racconta però anche la Storia di conflitti perenni e incomprensibili fra popoli, perpetrati in nome dello stesso Abramo, dei suoi figli – Ismaele e Isacco – e poi dei figli dei suoi figli. Popoli che, dalla lettura comparata e spesso sorprendente dei testi sacri, Torah, Vangelo, Corano, dovrebbero considerarsi fratelli gemelli.

Tutti i tre grandi testi monoteisti, in realtà, indicano Abramo come patriarca e capostipite, sia delle 12 tribù d’Israele, da cui nasce e si diffonde prima il Giudaismo e poi il Cristianesimo, sia delle 12 tribù arabiche, da cui nasce e si diffonde l’Islam. Tutti i discendenti di tali tribù si considerano perciò, giustamente, “figli di Abramo”. Il Problema, semmai, è nel fatto che ognuno racconti poi la Storia di Abramo – Abraham o Ibrahim, che dir si voglia – pro domo sua… Anzi, pro fede sua!

In Europa, come in Medio Oriente, o ovunque i Figli di Abramo oggi vivano, più che raccontare i danni procurati da integralismi e conflitti di religione bisognerebbe, perciò, cercare di narrare la storia di una florida interazione culturale, intellettuale e spirituale, dove le tre grandi fedi, vivendo vicine, l’una accanto all’altra, si sono in realtà reciprocamente arricchite di valori comuni e universali che, insieme, hanno segnato molto del cammino dell’Umanità.

Temi che questo spettacolo affronta fin dalle prime battute, affascinando con una affabulazione fatta

di mille storie e mille miti, connessi con Abramo, che s’intrecciano fra loro, generando nuove storie e nuove tradizioni. Miti e Riti che ci sembra, forse, di aver dimenticato ma che sono fondamento e DNA delle nostre civiltà, delle nostre comunità, delle nostre complessità.