Vasile, 52 anni, nato in Romania, sposato. Antonio, 44 anni, nato in Italia, sposato con due figli. Due vite interrotte. Due famiglie travolte. Due morti su lavoro, per lavoro, di lavoro. Se siano anche stati omicidi lo indagheranno le procure. Di sicuro c’è che entrambi sono precipitati dall’alto schiantandosi a terra. Vasile il 4 febbraio in un cantiere di via Carso a Ravenna, Antonio esattamente due settimane dopo, il 18 febbraio, mentre stava potando i pini di via Capua, a Cervia.
Si cade dall’alto di capannoni, di ponteggi, di gru. Precipitano anche i tetti, le impalcature, i bracci meccanici. Se il 15% dei morti appartiene al settore edilizia/manutenzioni, più della metà di questi si verifica per cadute dall’alto. Non è una patologia imprevista e imprevedibile ma un rischio assolutamente prevedibile, che va preventivato e, proprio perché conosciuto, può essere evitato attraverso pratiche e mezzi di protezione idonei. Se si continua a cadere, allora, c’è qualcosa che non va, ma non nelle pratiche e nei mezzi di protezione. Non va nel modello di lavoro. È il profitto a uccidere, ferire, provocare malattie professionali. Basta seguire i soldi, come insegnava Falcone, per trovare i responsabili delle morti, dei ferimenti, delle patologie “da lavoro”.
Il prossimo 3 marzo il Sindaco di Ravenna indosserà il berretto da Presidente della Provincia e presiederà una riunione di tutte le istituzioni, enti preposti e associazioni imprenditoriali, richiesto dalle organizzazioni sindacali nel settembre scorso. Non siamo fiduciosi nell’esito di questo incontro. Non ha portato a niente neanche la riunione convocata dal Prefetto lo scorso 27 luglio. Se le riunioni sono un’alternativa collettiva alle condoglianze individuali si possono tranquillamente evitare. A questo punto, allora, si possono evitare anche le commemorazioni ai 13 morti della nave e ai 13 dell’elicottero che si fanno ritualmente ogni anno.
Al di là dei singoli casi, la causa generale dei 1.404 morti nel 2021 e dei già 155 nel 2022 (dati Osservatorio indipendente morti sul lavoro) è la ricerca del profitto sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Certo, non cercando “l’incidente”, piuttosto accettando consapevolmente che possa accadere poiché si sta risparmiando sulla sicurezza, si stanno imponendo ritmi troppo veloci, si stanno riducendo costi di manutenzione, ecc. ecc. La produttività del “libero” mercato lasciata “libera” uccide, ferisce, ammala.
Ravenna in Comune aderisce al presidio indetto dallo Slai Cobas per lunedì 21 febbraio alle ore 16.30 alla rotonda Lussemburgo davanti a Via della Lirica, a Ravenna. Avevamo già partecipato a quello realizzato da Slai Cobas sabato 14. Torniamo a chiedere al Sindaco di Ravenna di rendere operativo l’Osservatorio per la legalità e la sicurezza del lavoro finanziandone i lavori in seno al Comune di Ravenna. I morti, i feriti e le loro famiglie meritano più attenzione e meno chiacchiere di circostanza. Dopo Antonio e Vasile non deve toccare a nessun altro.