Per il mondo venatorio è giunta l’ora di scendere in campo e giocare la propria partita, con quelle armi che sono parte fondamentale del suo DNA.

E quale occasione migliore se non quella che può scaturire dall’ inserimento della tutela ambientale nella nostra Costituzione?

Sottolineando, in ogni tavolo si trovi a partecipare, l’enorme forza propulsiva che gli deriva dalla conoscenza del territorio e dall’impegno gestionale profuso da sempre sul territorio, a tutto vantaggio della collettività. Anche di coloro che ne sono i primi detrattori, e che, sostanzialmente, sfruttano il lavoro dei cacciatori a proprio benefico consumo.

Un nuovo modo di approccio alle pratiche venatorie, alla gestione degli habitat, alla diversità della fauna presente sul territorio, deve caratterizzare l’attività gestionale e venatoria dei prossimi decenni; con il chiaro intendimento di migliorarla. Essere consci delle nostre aree di miglioramento deve diventare la forza trainante della nostra azione, del nostro sforzo gestionale, consapevoli del ruolo che ci compete e che non vogliamo certamente delegare.

Investire le nostre risorse sull’accrescimento culturale e scientifico della categoria che rappresentiamo deve essere l’imperativo di ogni associazione venatoria che desideri rimanere al passo con l’evoluzione continua della nostra società, senza perdere la propria identità. In poche parole, sostituire il timore di identificarci come cacciatori con la consapevolezza positiva di esserlo in quando centrali alla divulgazione della cultura venatoria e ambientale, attraverso un ruolo ufficialmente riconosciuto di protagonisti del nostro territorio.

Il nostro impegno deve caratterizzarsi nel confronto, costante e continuo con la politica, con un rapporto di pari dignità e non di mera sudditanza. La panchina lasciamola a chi è abituato a starci…