“L’intervista al candidato sindaco del Centrosinistra Alessandro Barattoni, comparsa in data 27 gennaio, non ci sorprende. Purtroppo.
Si, diciamo purtroppo, perché una piccola speranza che la prossima consiliatura comunale ravennate potesse caratterizzarsi per una qualche discontinuità rispetto all’ “era dePascale” l’avevamo avuta. Ma, per ora, sembra che le speranze siano destinate a infrangersi contro muri di gomma.
Manifestazioni di incoerenza trapelano dall’intervista. Si parla di “Ravenna città degli alberi”, richiamando la sacrosanta necessità di difendere il verde come strumento di contrasto alla catastrofe climatica, ma non si fa cenno a voler fermare la mattanza in corso del verde esistente, adulto, ed ecologicamente in piena attività, con distruzione anche di presenze di grande pregio. Si dirà che le piante abbattute vengono sostituite, senza mai spiegare che però occorrono decenni prima che un giovane alberello fornisca i servizi ecosistemici di un albero adulto, e senza mai fare presente che molte delle essenze di nuova piantumazione non riescono ad attecchire, e quindi la massa arborea reale messa a dimora è di molto inferiore a quella dichiarata. Anche perché la pura sostituzione numerica nell’ambito dell’intero territorio non compensa certo l’eliminazione dei benefici che la vegetazione apporta – in termini di mitigazione – nei singoli siti cittadini. Nel frattempo milioni di piante vengono estirpate senza criterio dalle aree fluviali. Anzi, a questo proposito, a dispetto di studi seri e delle dichiarazioni di esperti indiscussi, e a dispetto degli stessi documenti e delle linee guida prodotte solo pochi anni fa dalla Regione Emilia Romagna, dopo le alluvioni si è fatta la scelta, come forma di “pulizia”, di distruggere pressoché alla radice gli ecosistemi fluviali riducendo i corsi d’acqua quasi a canali, pressoché sterili, eliminando le capacità di autodepurazione fornite dalla vegetazione, la riserva di biodiversità nonché la solidità che la presenza delle piante garantisce al terreno, dimenticando insomma che un fiume non è un tubo rigido ma rappresenta un ecosistema complesso indispensabile alla vita, anche quella delle persone.
Allo stesso modo, si parla dell’obbiettivo di azzerare il consumo di suolo. Tale obiettivo era presente anche nei programmi di cinque anni fa. Non solo non è stato realizzato, ma in questi anni Ravenna si è caratterizzata per essere ai primi posti nel consumo di suolo a livello nazionale, nel panorama di un andamento già fortemente preoccupante, ed anche nel recente passato sono state confermate le autorizzazioni a progetti di cementificazione gravemente impattanti e di assai dubbia utilità. Per altro, la Legge Regionale del 2017 cui ci si richiama, che teoricamente aveva lo scopo di contrastare il consumo di suolo, si è rivelata (con la compiacenza dell’ amministrazione regionale e di quelle locali) un ginepraio di deroghe e di contorsioni che hanno stravolto quello che in teoria doveva essere il suo spirito iniziale, e la distruzione di territorio è andata aumentando anziché fermarsi. Con queste premesse, temiamo fortemente che i cambi di strategia di cui parlano sia Barattoni che altri esponenti della politica – al netto di affermazioni astratte sull’obbiettivo – si traduca in ulteriori danni.
Ma dove ci si scontra con un orientamento evidentemente immodificabile rispetto alle scelte attuali è nel tema dell’energia. Nessun accenno alla necessità di cominciare a uscire dal sistema fossile, di delineare un percorso anche solo di iniziale riduzione del ricorso alle fonti fossili, nessun accenno a proporre una benché minima riduzione dei lauti sussidi che il mondo dell’estrattivismo continua a ricevere, nessun rimando al tema del gravissimo potere climalterante del gas e del suo ruolo sulla qualità dell’aria (che a Ravenna lascia molto a desiderare), neanche il minimo cenno di disponibilità a discutere sulla reale utilità di rigassificatore e gasdotto della Linea Adriatica che stanno devastando i nostri territori; o sull’impianto di Ccs, progetto succhiamiliardi la cui utilità non è stata dimostrata in nessun posto del mondo. A dispetto di dati acclarati, che continuano a parlarci di un calo nazionale del consumo di gas e di una capacità già oggi sovradimensionata dell’infrastruttura esistente.
Al contrario, quasi a riproporre fedelmente la linea De Scalzi-Venier-Tabarelli, Barattoni sposa la posizione di un fronte oggettivamente negazionista che addirittura promuove l’incremento e l’accelerazione delle trivellazioni, affermando che sarebbe dimostrato che queste non comportano conseguenze, quando gli studi seri in proposito dicono esattamente il contrario. E anche parlando del passaggio al sistema delle rinnovabili, al di là di un (ovviamente condivisibile) “se non ora quando”, non si accenna minimamente al “come”, si rimanda tutto al progetto Agnes che ormai è diventato una specie di “deserto dei Tartari” del nostro territorio, senza proporre un piano reale di incentivazione e promozione della rivoluzione energetica dal basso di cui Ravenna e tutto il Paese hanno bisogno, e sulla quale i Comuni possono realmente fare qualcosa.
Insomma, un’amara conferma che a Ravenna “non cade foglia che Eni non voglia”.
A questo punto, dato che viviamo in mezzo alla gente, ne sentiamo i pareri e gli umori, e abbiamo molti elementi per sapere che (sia nel variegato mondo dei simpatizzanti del partito di Barattoni, sia fra coloro che probabilmente entreranno in coalizione con lui) vi sono tante persone, singole e organizzate, che la pensano diversamente, alcune considerazioni sono inevitabili: al di là del fatto che la candidatura sia stata di nomina PD e non scelta dalla potenziale coalizione (e già su questo ci sarebbe da dire, ma non è compito nostro), davvero la “coalizione è compatta” ? Da parte di chi la pensa un po’ diversamente verrà inghiottito qualsiasi rospo ? Davvero sono tutti definitivamente rassegnati al fatto che a Ravenna il verbo di Eni, Snam e compagnia non si possa mettere in discussione ?
Confidiamo che su tutto questo si apra una discussione degna di questo nome.
Per parte nostra, nei prossimi mesi riempiremo le strade e le sale di Ravenna per discutere sul serio di come si possa uscire dalla camera a gas. E chiunque, anche Barattoni, se vuole, potrà confrontarsi con noi.”


























































