Comodo scaricare ora le colpe sul Ministro di Maio. Ma dal Ministro dello Sviluppo Economico  arrivano velocemente  risposte  per dipendenti e fornitori del Mercatone Uno: pronta la cassa integrazione, non appena il Tribunale autorizzerà la procedura  e un Fondo apposito per le vittime di mancati pagamenti da 30 milioni di Euro che  verrà esteso anche ai fornitori, nel caso in cui l’azienda venisse imputata di bancarotta fraudolenta. Questo già dalla settimana prossima, grazie a un emendamento nel Decreto Legge Crescita..poi trovare un investitore per Mercatone Uno che possa avviare la cosiddetta reindustrializzazione, con un solo obiettivo: dare un futuro certo ai lavoratori e alle loro famiglie.

Mentre al MISE Di Maio cercava di trovare una soluzione, nei giorni scorsi  sono scesi in Piazza i dipendenti del Mercatone Uno di Russi a cui va tutta la nostra vicinanza e solidarietà.

Ci preme però anche sottolineare che, la presenza in piazza a Russi nella manifestazione di venerdì scorso della Neo Eletta Sindaco Valentina Palli e del “compagno” di partito Mirco Bagnari, deve leggersi esclusivamente come un  messaggio di doverosa solidarietà e non certo un cercare di porre “rimedio” al pasticciaccio nazionale del loro PD ; una tragica situazione in cui si sono trovati tutti i dipendenti del Mercatone Uno, creato da una fallimentare gestione dell’allora Ministro dello sviluppo economico Calenda, in carica durante il Governo Gentiloni.

La catastrofe del marchio fondato da Romano Cenni pare una saga in cui mosse politiche avventate si sono sommate  a pasticci gestionali, dove il buco creato dal fondatore è divenuto sempre più profondo, a seguito della gestione dei tre commissari che avevano avuto l’incarico di rilanciare il gruppo e che hanno accumulato altre perdite, salvo assegnarsi stipendi pare ammontanti a ben 7 milioni di euro.

La crisi del Mercatone Uno inizia nel 2015 sotto il governo Renzi (lo stesso che ha “rivisto al ribasso” i diritti dei lavoratori con il Job Act), con la bolognese Federica Guidi a capo del Ministero competente, ma è il suo successore Carlo Calenda, uomo di Confindustria  prestato al Partito Democratico che deve “tutelare” i lavoratori, che segue l’istruttoria e che sancisce la vendita dei 55 punti vendita da parte di Shernon, una Società’ con appena 10.000 euro di capitale sociale.

Il Ministro Calenda crede in Valerio Rigoni, Amministratore Delegato della Società, e si sente forte del sostegno, oltre che della Società americana, anche di due produttori, uno polacco ed uno boemo e nemmeno chiede la presentazione di un seppur minimo Piano Industriale.

Calenda dà il via all’operazione ma subito dopo l’americano, il boemo ed il polacco, (purtroppo non e’ una barzelletta), spariscono e Rigoni resta solo, con la sua Società con base a Malta ed un suo curriculum imprenditoriale ritenuto da alcuni “non troppo brillante”.  Neppure i tre commissari si pongono dubbi e quesiti e danno il via all’Accordo.

L’indagine della procura di Milano per bancarotta fraudolenta a carico di Rigoni definisce la vicenda “intricata”. Una cosa e’ certa: con il Mercatone Uno qualcuno ha fatto i soldi: rilevato con 10 milioni di euro un magazzino con giacenze pari a 40 milioni di euro, questi beni vengono (s)venduti nei negozi incassandone 18 milioni: qualcuno si e’ intascato 8 milioni senza fatica.

Il commissario giudiziale Marco Angelo Russo il 22 maggio ha inviato al PM Roberto Fontana  le informazioni spiegando che  la Shernon si e’ finanziata omettendo di versare 8,7 milioni di oneri previdenziali e tributari e accumulando 60 milioni di euro di debiti con i fornitori.

Ogni mese le perdite erano pari a 6 milioni di euro.

La scelta del Ministro PD Calenda di cedere il Mercatone Uno a Rigoni  per salvare 1.700 posti di lavoro ne ha messi  a rischio 10.000 . Questa la motivazione che ha portato alla decisione della Sez. fallimentare del Tribunale di Milano di staccare la spina all’Azienda e di restituire  marchio, beni e dipendenti all’Amministrazione Straordinaria.

Purtroppo questa è stata  chiusa  in gran velocità  su richiesta dei tre Commissari che per tre anni avevano accumulato debiti su debiti. C’è infine un dettaglio: la vendita a Rigoni  era stata fatta con riserva in attesa di un pagamento mai arrivato: oggi il Mercatone Uno e quel che resta  è di proprietà di una Amministrazione Straordinaria che non esiste più e che il tribunale dovrà riattivare.

Una domanda sorge spontanea: Cari Calenda,  Palli e Bagnari……chi avrebbe dovuto vigilare ??